Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







mercoledì 29 settembre 2010

Toponimi del Piemonte di possibile origine celtica (A - E)


Agogna
io.
Piemonte, Lombardia
Agunia (Cosmografia ravennate, IV, 36), Agonia (898/989), Agonia (dal 1208), Agogna (dal 1224). Nella Tabula Peutingeriana (IV, 1) l’Agogna viene denominato fl. Novaria, che è il nome a. dell’attuale Novara: secondo A. Costanzo Garancini l’idronimo potrebbe esser stato confuso con il poleonimo, oppure Novaria potrebbe «riguardare il corso medio ed inferiore dell’Agogna stesso».
•• Per D. Olivieri si ricondurrebbe al gentilizio romano Aconius.
Da preferirsi però un’origine celtica: si può accostare ai NNP Acus, Aco, Acuria (da *ācu- ‘rapido’), e Diacus, Di-acunia (< di-acu- ‘pigro’ < ‘non veloce’), più che non all’etn. Agones (in Polibio, II, 14; dal celt. *āgo- ‘combattimento, lotta’), da cui si ritiene, e non soltanto da parte degli «storici locali» [vd. anche "http://www.agognate.it"], possa anche dipendere.
A. Rossebastiano (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 40; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 143, 35; X. Delamarre (2012): 40.

Baginas, Vicus
po.
Bastia Mondovì, CN
Identificato in Villero, frazione di Bastia Mondovì.
Vicus Baginas [Tabula Imperii Romani, Foglio L 32 (Roma 1966), 143].
•• Baginas viene ritenuto da X. Delamarre un *bāgin-at-s (*bāginate), forma derivata del gall. *bāginā ‘faggeta’ (meno probabile una forma *bāgīnā, anche tenuto conto del lat. fāgĭnus, agg. di fāgus ‘faggio’), da *bāgo- ‘faggio’. Si può dunque escludere che dipenda da una base bāg- ‘battersi, combattere’, sotto la quale Delamarre collocava i teonimi Baginus, Baginatis, Baginatiae nel suo Noms de personnes celtiques (2007), mentre ora li attribuisce alla radice celt. *bāg- < ie. *bʰāǵ- ‘faggio’. Vd. anche Bene Vagienna.
A. Falileyev lo ritiene «possibilmente [da *bago- ‘faggio’] ma non necessariamente celtico».
A. Falileyev (2007), s. vv. Vicus Baginas, bago-; A. Holder (1961-1962), III: 790; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 63-4; X. Delamarre (2012): 69.

Barolo
po.
CN
Barroglius, Barolius (dal 1200), Barrolius (dal 1202), Barolus (1383).
• Per G. D. Serra deriverebbe dal NP gall. Baro [o piuttosto Barrus], con un suffisso che «non è consueto nella creazione di prediali da gentilizi gallo-latini»; secondo D. Olivieri invece dal prelat. *barros ‘sterpeto’. A. Rossebastiano lo riconduce però al gall. *barro ‘cima’ [*barros ‘altura’, ‘cima, sommità’], per l’insediamento «sulla cima di un colle», e propone due possibili sequenze evolutive, che possono essere così delineate: a) *barrŭlus («diminutivo in -ŭlus di *barro») + il suff. aggettivale -eus (poi -ius) > *Barruleus ‘luogo della piccola cima’ > *Barrulius > Barroglius, Barolius (dal 1200), Barrolius (dal 1202) > Barolus (1383); b) *Barréolus [forse da una forma *Barr-eus + -ŏlus > *Barreŏlus], *Barrìolus > *Barriòlus > Barolus (1383) > Barolo.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 68; J. Lacroix (2005): 118.

Bealèra
io.
TO
Corso d’acqua che confluisce nel Po presso Brandizzo.
Bealeria (Statuti di Novara).
•• Bealera si riconduce alla voce piemontese beàl (e boàl) ‘rivo, piccolo canale d’irrigazione’, da un bedale attestato nel latino medievale assieme a bedum, continuazioni del gall. *bedo- ‘fossa, canale, gora, ruscello’; cfr. il cimr. bedd, il br. bez ‘fossa’, il ligure ed apuano beu, beàl ‘canale’, e beàr a Pigna (IM).
A. Costanzo Garancini (1975): 25; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; G. B. Pellegrini (1987): 108, 327; J. F. Niermayer (1993); G. Petracco Sicardi (2002), s. v. béu; J. Lacroix (2005): 23; X. Delamarre (2008): 70; X. Delamarre (2012): 73.

Bellino
po.
CN
Belinus nel 1255.
•• Toponimo dall’etimo «molto discusso». Stando a G. D. Serra (e anche D. Olivieri), potrebbe esser in relazione col «nome di famiglia Bellinus», il che – puntualizza A. Rossebastiano – risulta «ragionevole, data la frequenza di tale cognome [Bellino] in Piemonte, ma non reca molta luce alla questione». La studiosa infatti ritiene si debba piuttosto risalire al nome del dio gall. Belenus, dal gall. bel [bel-] ‘splendente’ [G. B. Pellegrini (1981): 56], per il fatto che una statua di tale dio è presente nell’abside della chiesa romanica di S. Giacomo.
Va però precisato che quello che viene ritenuto raffigurazione di Belenus (un’epiclesi apollinea gallica), è un volto in pietra «incorniciato da una raggiante massa di capelli» [“http://www.viaoccitanacatalana.org/zone/zone_dettaglio_valli_ita.asp?IDrecord=22”]. È possibile poi che una parte dei cognomi Bellino sia derivata dal toponimo in esame; inoltre, l’antroponimo Bellinus può essere un diminutivo di bellus, o anche riflettere il NP gallo-romano Bellinus, Belinus (gall. Belinos), per cui si potrebbe ipotizzare, per il Belinus toponimo, un “prototipo” *Belinon ‘proprietà di Belinos’, con accentuazione *belìno- (?). In ogni caso, secondo X. Delamarre, i nomi Belenus, Bel(l)inus son formati sulla base gall. belo-, bello- ‘forte, potente’ (vd. Belluno).
A. Rossebastiano (1990); A. Rossebastiano, E. Papa (2005): 201; E. Caffarelli, C. Marcato (2008): 188; J. Lacroix (2005): 138-43; X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 71-2; X. Delamarre (2012): 74.

Bene Vagienna
po.
CN
Augusta Bagiennorum (Plinio, N. H., III, 49), Aὐγoύστα Bαγιεννῶν (Augoústa Bagiennôn) (Tolomeo, III, 1, 31); cortem que dicitur Bajenne, de plebe Bajennis (901), in loco Bagenne (973), Baennis (1200) [< Bagiennis (abl. pl.)].
•• È l’antica Augusta Bagiennorum («municipio in età augustea») menzionata da Plinio come oppidum dei liguri Bagienni (N. H., III, 49 e 47). Tale etnico è comunemente assegnato al ligure – lo stesso suff. -enno «può collocarsi anche nel ligure antico» – e associato all’ie. *bʰāǵos ‘faggio’ (da cui anche il gall. *bāgos). Cfr. l’oron. Vanige (Drôme), Bagenus vicus (nella Vita di santa Galla), Bag(inensis) pa(gus) (in un’iscrizione).
Al contrario, secondo P. de Bernardo Stempel, va connesso al celt. *badios ‘bruno’ (cfr. l’a. irl. buide ‘giallo’).
Meno probabile una derivazione dalla base *bāg- ‘battersi, combattere’ (a. irl. bág ‘combattimento’). Vd. Baginas, Vicus.
A. Rossebastiano (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 193; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 37; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 63-4; A. Falileyev (2007), s. v. Augusta Bagiennorum; X. Delamarre (2012): 69.

Biella
po.
villa que dicitur Bugella (826), Buiella (999), Buella (1198), communis Bugellae (1265).
• Sul poleon. Bugella > Biella, sicuramente di «origine preromana», sono stati proposti vari etimi (se ne riportano i più rilevanti, tratti da A. Rossebastiano e G. B. Pellegrini).
Per P. Torrione, V. Crovella [Il Biellese, Biella, 1963] il toponimo discende dalla radice ie. «bhag, bag, che indicherebbe l’albero del faggio» [ie. *bhāgós].
D. Olivieri «ne sospetta un’origine gallica [attraverso *Buiéla > Biella], senza altra indicazione». Anche G. B. Pellegrini ne ritiene possibile la celticità, risalendo ipoteticamente «al tema ie. *bheug-/beugh- ‘biegen’ [‘piegare’] (IEW 162-3)», da cui il medio irl. bog ‘arco’ < *buggo- ‘curva’, ‘piega’ [J. Vendryes ritiene però che l’a. irl. boga sia un prestito dal norreno], senza escludere, in alternativa, «un’origine da “buca” > buga + -ĕlla, al pari del friulano Buia» [che per A. Prati dipende da una sequenza «Boga > Buga > Buje»].
L. Bruzza (in P. Torrione, V. Crovella) riconosce invece in Bugella e Vercellae (→ Vercelli) «un’identica base cella» con il valore di ‘luogo’, e i due prefissi «bu ‘minore’ e ver ‘maggiore’» [bu-, ver-].
A. Rossebastiano, riprendendo tale analisi, accosta a cella la «base *-kelo- dalla radice indeuropea *kʷel ‘abitare’», individuata da G. Petracco Sicardi nel toponimo a. Budacelium della Tabula Alimentaria di Veleia (5, 4), e riconduce i suffissi bu- e ver- rispettivamente alle forme celt. vo- [dall’ie. *u(p)o-] ‘sotto’ (vd. Vobarno, BS) e ver-, dall’ie. *uper- ‘sopra’. Può quindi interpretare Bugella come il ‘luogo abitato da quelli di sotto’, da intendersi, in questo caso, «in senso militare», cioè come il ‘luogo abitato dai sottomessi’, «essendo Biella più alta (m 420) di Vercelli (m 130)». Si veda tuttavia quanto indicato alla voce Vercelli.
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 110-1; G. B. Pellegrini (1990b): 122; J. Vendryes (1959-), s. v. boga; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 41; X. Delamarre (2008): 64.

Bodincomagum
po.
Montèu da Po, TO
Centro ligure in prossimità del quale sorse la romana Industria; oggi, sul suo territorio, si trova Montèu da Po.
oppidum iuxta Industria vetusto nomine Bodincomagum (acc.; Plinio, N. H., III, 122).
•• Bodincomagus è ritenuta in genere una vox hybrida, composta dall’idron. Bodincus, nome ligure del Po «che designa in epoca antica il tratto a monte del fiume», e dal gall. -mago- ‘campo’, ‘mercato’ (cfr. Rigomagus).
X. Delamarre attribuisce al toponimo *Bodinco-magos il valore di ‘mercato del Bodincos’ e all’idron. quello di ‘fiume che ha fondo’, cioè ‘profondo’, riconoscendo in Bod- un’origine dall’ie. *bʰudʰ-(men)- ‘fondo’.
A. Rossebastiano (1990), s. v. Montèu da Po; C. Marcato (1990), s. v. Po; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 170, 178, 180, 190; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 40; 103; R. Chevallier (1983): 534; G. B. Pellegrini (1990b): 103; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2012): 82.

Bòrmida
io.
Liguria, Piemonte
Burmia (920, 1137), Bormita e Burbeda (1030).
Bormida è un «idronimo di origine preromana», riconducibile alla base ie. *gʷhormo- ‘caldo’ (cfr. il lat. formus ‘caldo’) [l’esito ie. gʷh- > b- è comune al ligure e al leponzio “toponomastici”, invece il trattamento di gʷh- in gallico non è del tutto sicuro per la carenza di attestazioni: in almeno due voci s’è comunque individuata una probabile evoluzione gʷh- > w- «in posizione prevocalica»]; oppure al gall. bormo- ‘sorgente calda’, dalla radice ie. *bhĕr-, *bhŏr- ‘gorgogliare, ribollire’ (cfr. il lat. fervēre ‘gorgogliare’, il cimr. berwi ‘bollire’). In questo caso però – rileva F. Villar – si avrebbe l’unica testimonianza a noi pervenuta di suffissazione in -mo- della radice bhĕr-, per cui, in ultima analisi, l’elemento bormo- potrebbe derivare dall’ie. *gʷhormo-, ma non essere d’origine celt., bensì «pregallico».
A *bormo-, inoltre, è stato attribuito anche il valore di ‘fango’ (G. Alessio, M. G. Tibiletti Bruno).
L’idronimo va raffrontato con i teonimi gall. Bormō, Bormanus, Bormana, Bormanicus (‘dei delle sorgenti calde’) e il toponimo a. Luco Bormani (Itinerarium Antonini, 295; attuale Diano Marina, IM).
A. Rossebastiano (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 106-7; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 170, 185; G. Devoto (1980): 66; G. Petracco Sicardi (1981): 93; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 40-1; G. B. Pellegrini (1987): 94; G. B. Pellegrini (1990b): 100-1; P.-Y. Lambert (1994): 43; J. Lacroix (2003): 94; J. Lacroix (2007): 143-9; X. Delamarre (2008): 82-3, 305, 308-9; F. Villar (2007): 426-7; A. Falileyev (2007), s. v. bormo-; N. Jufer, Th. Luginbühl (2001): 30.
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Boves
po.
CN
Bovixium (815 [?], 1098), Boves (dal 1095), Bovisius (dal 1098), de Bovese (1200), de Boueso (1222), Buysius (1329), Bovexius (dal 1258).
• G. D. Serra ipotizza una forma *Bovicis, «ablativo plurale di *Bovicus derivato dal cognome gallico Bovus» (riportato in A. Holder). Bovisius [anche Bovixium], Bovexius e Buysius sarebbero «forme sostantivate dell’aggettivo derivato» da *Bovicus.
Alla base di *Bovicus dovrebbe esserci il gall. *bou-, *bouo- ‘vacca, bue’; cfr. i NNP d’origine celt. Bouecius e Boicus (da *Bowico-), in iscrizioni, rispettivamente, dalla Spagna e dal Veneto (Rozzo).
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 79-80.

Briga Alta
po.
CN
Briga (dal 1291).
•• Connesso col celt. briga ‘altura’ [gall. briga ‘collina, monte, altura’ > ‘fortino, torre’, da un ie. *bʰr̥ĝʰā < *bʰerĝʰ- ‘alto’], come pensava P. Massia, piuttosto che con il celt. brīva ‘ponte’. → Briga Novarese.
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 123; X. Delamarre (2008): 86-7, 89; X. Delamarre (2012): 87-8.

Briga Novarese
po.
NO
Dial. bría.
Briga (1196), Bricha (fine XIII sec.).
• Di origine celt.: da brīva ‘ponte’ (G. Rohlfs, D. Olivieri, G. B. Pellegrini), oppure da briga ‘altura’ [‘collina, monte, altura’ > ‘fortino, torre’] (P. Massia), ipotesi secondo A. Rossebastiano più plausibile, tenuto conto delle attestazioni medievali e della «posizione del primitivo insediamento», sorto su una collinetta. → Briga Alta.
A. Rossebastiano (1990); G. Rohlfs (1990): 50-1; G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 123; X. Delamarre (2008): 86-7, 89.

Brolo
po.
Nònio, VB
•• Corrisponde all’italiano brolo ‘orto, frutteto’, che deriva dal gall. *brogilos ‘piccolo bosco recintato’, diminutivo di *brogi- ‘territorio, regione, frontiera, marca’ (< *mrogi-).
G. B. Pellegrini (1987): 120; G. B. Pellegrini (1995): 267; P.-Y. Lambert (1994): 190; X. Delamarre (2008): 91; X. Delamarre (2012): 91.

Cantogno
io.
TO
• Secondo A. Costanzo Garancini potrebbe derivare dal «gent. lat. celtico» Cantius + il suff. -onius «indicante proprietà collettiva». Vd. però Cantogno.
A. Costanzo Garancini (1975): 15.

Cantogno
po.
Villafranca Piemonte, TO
•• Continua probabilmente un «toponimo personale» *Cantonion, da un antroponimo di origine celt. Cantonius, *Cantonios o *Cantū, riconducibile a una base gall. canto(n) ‘cento’ o canti(-), canto- ‘con, insieme’ (meno probabilmente dal celt. canto- ‘cerchio’). Cfr. anche NNP quali Cantonus, Cantenius, Cantus, e il coron. Kent, a. Cantium, da canti- ‘insieme’. → io. Cantogno.
X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 103-4; X. Delamarre (2012): 103.

Carbantia
po.
AL
Va localizzata a nord di Villanova Monferrato (A. Falileyev) o nell’attuale Bàlzola, AL (A. Rossebastiano) [vd. "http://www.comune.balzola.al.it/ComStoria.asp"].
Carbantia mpm XII (Itinerarium Antonini, 340, 4).
•• Toponimo a. con il valore di ‘villaggio del carro’, dal celt. *carbanto- (gall. *carbanton) ‘carro da guerra, cassa di carro’, da cui il prestito lat. carpentum ‘carro a due ruote’; cfr. l’a. irl. carpat ‘carro da guerra’ (< *carbanto-).
A. Rossebastiano (1990), s. v. Bàlzola; M. L. Porzio Gernia (1981): 107; A. Falileyev (2007); J. Lacroix (2005): 142-3; X. Delamarre (2008): 105; X. Delamarre (2012): 105.

Carisio
po.
VC
Dial. carìs.
de Carisio (1134), Carixio (1159), Carix (1200).
•• Prediale asuffissato dal gentilizio lat. Carisius.
Può essere interpretato, piuttosto, come un a. *Carision ‘proprietà di *Carisios’. Carisius, Carissus, Carissa, Carisso, secondo X. Delamarre sono NNP d’origine celt., da cari-, care- [da connettere a car- ‘amare’?].
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 106.

Carròsio
po.
AL
Carroxius (1144), Carrosius (1210); Carosio (1006), Caroxium (1140), Caroxio (1268) ["http://www.regione.piemonte.it/cultura/guarini/schede/al/dwd/carrosio.pdf"].
• Per D. Olivieri Carrosio deriva da un NP *Carosus < Carus.
Carosus è attestato in qualche iscrizione (al dat.); con i NNP d’origine celt. Carosa e Carus, può ricondursi a caro-, cara- ‘caro’. Un *Carrosius potrebbe dipendere forse dal gall. carro- ‘carro’.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 106-7.

Cavour
po.
TO
Forum Vibii Caburrum (iscrizioni); Caburrum (1037), Cavurrum (1077).
•• «È l’antico Forum Vibii, fondato nel sec. I a. C. sul precedente centro ligure Caburrum» (A. Rossebastiano) – «presso il centro ligure», secondo G. Petracco Sicardi (vd. però Envìe).
Caburrum richiama l’etn. dei liguri Caburriates (Plinio, N. H., III, 47), presumibilmente da un poleon. *Caburrium, e si può accostare ai toponimi Caburene e Caburnia (Hispania), e al cognomen Caburus del C. Valerius Caburus menzionato da Giulio Cesare (De bello Gallico, I, 47).
Caburus, Cabura, Caburius – e con essi forse anche Caburrum (< *Caburron ‘proprietà di *Caburros’) e *Caburrium (con eventuale geminata non etimologica) – sono, con ogni probabilità, NNP d’origine celt., dal tema cabu- (gall. cabo) ‘bocca, gola’ (cfr. anche l’a. irl. familiare cab ‘bocca’).
A. Rossebastiano (1990); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 41-2; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 432; X. Delamarre (2012): 95.

Comignago
po.
NO
Ganmagum (1196), forma «improbabile».
•• Secondo D. Olivieri, si tratta verosimilmente di un prediale in -ācus [-ācum] dal gentilizio romano Cominius.
Cominius, a parere di X. Delamarre, può essere un nome lat. interpretato come gall., cioè come un *co-mīn-io- ‘molto dolce’ < mino-, minio-, meno- ‘dolce’, oppure una voce accostabile all’irl. cuimin [cuimhin, a. irl. cuman (aggettivo?), cuimin] ‘oggetto di ricordo; che si ricorda’ < co- (com-) + men- ‘pensare, ricordare’. → Comenduno (Albino, BG). La forma toponimica originaria potrebbe esser stata un *Comīniācon ‘proprietà di *Comīnios’, come per Comnago, Commeny (Yvelines) e Communay (Isère).
Secondo M.-T. Morlet, Cominius deriva da Cominus < Comius < gall. Comios, Commios [quest’ultimo però forse da *Com-bios (*Com-bhii̯os) ‘Percotitore’ (Delamarre)].
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 226-7; J. Vendryes (1959-), s. v. cuman; M.-T. Morlet (1985); X. Delamarre (2012): 119.

Comnago
po.
Lesa, NO
•• Probabilmente da un *Comīniācum, *Comīniācon ‘proprietà di *Comīnios’. → Comignago.
G. B. Pellegrini (1990b): 312; X. Delamarre (2012): 119.

Còrio
po.
TO
Dial. köre.
de Coire (1184), Corio (1279).
• Secondo D. Olivieri Corio deriverebbe da un NP lat. Corius, che è probabilmente la forma romanizzata del gall. Corios, da corio-, cori- ‘esercito, truppa’ (cfr. anche i NNP Corio, Corido, Corilus). Si può quindi ipotizzare un “prototipo” *Corion ‘proprietà di Corios’.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 125-6.

Cozie, Alpi
oo.
Cottianis Alpibus (Tacito, Hist., I, 61), Alpium Cottiarum (Ammiano Marcellino, XV, 10, 2), In alpe cottia (Tabula Peutingeriana, III, 3).
•• Dal latino Alpes Cottiae (o Cottianae), che – assieme ad Alpis Cottia, l’attuale Monginevro – è connesso con Cottius, «nome di due re che governarono genti della stirpe dei Liguri» (I sec. a.C.-I sec. d.C.).
Cottius, normalmente ritenuto di origine ligure, può tuttavia esser avvicinato al tema gall. cotto- ‘vecchio’, da cui dipendono i NNP Cottus, Cotta, Cotto, Cottius (cfr. anche il br. kozh e l’a. corn. coth ‘vecchio’). La voce cotto-, secondo A. Falileyev, aveva forse originariamente il senso di ‘curvato’; per G. R. Isaac non sarebbe d’origine indeuropea (si può ritenere «parola di sostrato»).
X. Delamarre interpreta correttamente l’oronimo Alpes Cottiae come ‘possedimenti del re *Cottios’, riconducendolo però a un “prototipo” «cottiā ‘possedimenti di Cottos’».
C. Marcato (1990), s. v. Alpi; A. Falileyev (2007), s. vv. Alpes Cottiae, Alpis Cottia, cotto-; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 127; X. Delamarre (2012): 127.

Cucèglio
po.TO
Dial. küséle.
Coceli (gen.; 1094), Cucelio (1211, 1468), Cucelj (gen.; 1468), Cucelio (volgare; 1575).
•• Considerate le attestazioni al genitivo, Cuceglio pare riflettere il NP celt. Caucillus [?], Coccillus (P. Massia, D. Olivieri). Ma le forme in -elio richiederebbero piuttosto un personale derivato in -ius, come Cucilius, documentato in quel di Strambino (TO), sia pure in epoca tarda (1438), o anche il lat. Cocceius. La forma dialettale (küséle) invece – per «l’assenza di palatalizzazione di l» – fa pensare a un originario derivato in -icus, come nel caso di altri toponimi risalenti a NNP e gentilizi; cfr., ad es., Oglianico, TO, con -icus suff. etn., e le forme dial. ui̯ane, ui̯ani con la vocale finale che si può spiegare attraverso un’evoluzione -ico > -ego > -e(o) > -i.
Coccillus, Cocillus [assieme a Cocus (forse dal lat. cocus = coquus ‘cuoco’?), Coccus, Cocidius, e al toponimo britannico Coccio (Wigan, Lancashire; Itinerarium Antonini)], è in effetti antroponimo d’origine gall., da cocos, coccos ‘scarlatto, rosso’, probabile prestito dal lat. coccum ‘tintura scarlatta, scarlatto’. X. Delamarre riporta inoltre anche i NNP Cuccillus, Cuccilus, Cucillus, Cucius, Cucceius (base Cucc-, «probabilmente nome d’uccello»), ma nessun Cucilius.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 120; X. Delamarre (2012): 130.

Dormelletto
po.
NO
•• È ritenuto da D. Olivieri e G. B. Pellegrini un composto *duro-mellum col valore di ‘collina della porta’, cui s’è aggiunto il suff. diminutivale -etto.
Le componenti risulterebbero così il gall. dŭro- ‘mercato, piazza’ e la voce preromana -mellum ‘colle, collina’, «forse d’origine ligure» (per alcuni preceltica, per altri celtica: cfr. l’a. irl. mell ‘rotondità, gobba, palla’), da cui il significato d’insieme di ‘collina del mercato’. Vd. anche Ingèure.
Però X. Delamarre nota che la voce -dŭron (‘corte della proprietà terriera, mercato chiuso, forum’ > ‘mercato controllato’ > ‘borgo’) si trova nei composti usata come secondo componente, mentre come primo compare in genere Duro- = dūro- ‘ferro, acciaio, duro’. Un *Duro-mellum potrebbe infatti riflettere un gall. *Dūro-mellon ‘proprietà di *Duromellos’, NP significante ‘Palla di Ferro’, cioè ‘mazza d’arme’.
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 113; G. B. Pellegrini (1990b): 125; J. Lacroix (2005): 243-6; X. Delamarre (2008): 156; J. Vendryes (1959-), s. vv. mell, mul; X. Delamarre (2012): 145, 147.

Dormello
po.
Dormelletto, NO
• → Dormelletto.

Druogno
po.
VB

Elva
io.
CN
Torrente confl. con la Maira.
• Di origine prelatina. Cfr. l’idron. Elvo.
A. Rossebastiano (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 95.

Elva
po.
CN
«In una larga conca alla testata del selvaggio vallone omonimo».
casale de Elva (1286), Elva (1351, 1355, 1422).
• Località omonima del rio Elva.
A. Rossebastiano (1990).

Elvo
io.
BI
Torrente affl. di destra del Cervo.
Elevus, Helevus (997, 1000, 1058; A. Costanzo Garancini), aqua de Elevo (999), Elvo (1028), Elvus (1153).
• Idronimo preromano, collegato da D. Olivieri all’etn. dei Galli Helvi [o Helvii: Alba Helvorum (Plinio, N. H., III, 36); Helviorum (Cesare, De bello Gallico, I, 35, 4], forse confrontabile con il saltus Heluonus della Tabula Alimentaria di Veleia, e con l’aggettivo lat. heluus ‘gialliccio’.
Ma secondo A. Rossebastiano, specie per «la totale mancanza di h nella documentazione più antica» [mancanza che però, stando alle forme riportate da A. Costanzo Garancini, forse non è così «totale»], si può avvicinare piuttosto a una voce fitonimica alpina *alawo, *alawa ‘pino cembro’, «frequentemente attestata in area francoprovenzale» (J. Hubschmid); cfr. elvu ‘pino cembro’ (a Pontechianale, CN) e «nemus vocatum Elevetum» (1387, a Casteldelfino, CN; attuale Alleve o Alevé).
A. Rossebastiano (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 38; A. Falileyev (2007), s. v. Helvii.

Excingomagus
po.
Mansio nelle Alpes Cottiae, che «la Tab. Med. 65 [Tabula Imperii Romani] fa corrispondere ad Exilles (Torino)» [→ Exilles].
Ἐξκιγγομάγου (Exkingomágou) (Strabone, IV, 1, 3), ad Scingomagum vicum (Plinio, N. H., II, 244).
•• Il toponimo a. *Excingomagus (o *Escingomagus) va interpretato come ‘campo’ o ‘mercato di *Excingos’, essendo composto da un NP gall. *Ex-cingos ‘l’attaccante’ (‘che parte per attaccare’ < *cing- ‘andare, avanzare’) e dal tema -mago- ‘campo’ (poi ‘mercato’). Cfr. i personali Ex-cingus, Es-cingo, Ex-cingo-marus, e il toponimo Rigomagus.
A. Rossebastiano (1990), s. v. Exilles; G. Petracco Sicardi (1981): 79; G. B. Pellegrini (1987): 102; G. B. Pellegrini (1990b): 111-2; J. Lacroix (2003): 190-1; A. Falileyev (2007), s. v. Scingomagus; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 116, 168-9; X. Delamarre (2012): 152.

Exilles
po.
TO
Exillas (1050?-1061), Sille (1080), Exiliarum (1092), Exilliis (1165), Exillis (1172), Exiliarum (1192), Exillearum (1287), Eysiglis, Yssiglis, Ysilhis, Siglis (1401).
• D. Olivieri ritiene possa derivare dal NP lat. Aesilia (Aesiliae), da Aesius (W. Schulze).
La forma attuale e parte delle attestazioni medievali si possono invece ricondurre al celt. *ixellos ‘basso’ (per A. Rossebastiano «direttamente o attraverso un aggettivo derivato *ixelleus»), da cui il valore di ‘(luogo che si trova) in basso’ (vd. Issìglio ed Excingomagus).
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 102; G. B. Pellegrini (1990b): 112; X. Delamarre (2008): 32.

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