Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







lunedì 25 ottobre 2010

Toponimi del Trentino di possibile origine celtica


Aldeno
po.
Dial. Naldém.
in Aldeno (1216).
• Dal NP germ. latz. Aldius. La forma dial. Naldém presenta la preposizione in- agglutinata e l’esito -n > -m (C. Marcato).
Un antroponimo Aldenus è inserito da X. Delamarre tra i NNP celt.; cfr. anche Andenius, *An-dēn-io- ‘non rapido’ < deno- (= dēno-), cfr. l’a. irl. dían ‘rapido’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007).

Anàunia
co.
«Nome, di tradizione dotta, della Valle di Non».
in Anauniae partibus, in Anauniae regione (VI sec.), Anagnis castrum (Paolo Diacono, III, 9).
•• «Derivato di età tardo-romana dall’etnico Anàuni antichi abitatori della valle», menzionati nella Tabula Clesiana (46 d.C.): Anaunorum [vd. “http://alpiantiche.unitn.it/archeologia/iscrizioni/non/tavula.htm”]. Tale etnico è «di origine prelatina».
Secondo P. de Bernardo Stempel, può derivare da una forma *anə-mn-oi, con il suff. participiale -mno- > -uno-, e il significato di ‘quelli che si fermano, che restano’, ‘i sedentari’; cfr. l’a. irl. anaid ‘(egli) si ferma, attende’.
Per G. R. Isaac va piuttosto accostato ai nomi gall. formati sul tema anauo- ‘ricchezza, ispirazione’, al medio cimr. anaw ‘ricchezza, abbondanza’, all’a. irl. anae ‘ricchezza, prosperità’.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 6-7; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 37, 45; X. Delamarre (2012): 51; A. Falileyev (2007), s. v. Anauni; J. Vendryes (1959-), s. vv. an- (4), anae.

Arnago
po.
Malè
Anche Dernago, Darnàk; localmente Dernachj [dernàxj].
•• Toponimo fondiario in -ācon dal NP gall. *Arnos.
Stando a X. Delamarre, tra i NNP d’origine celt. risultano attestati gli affini Arnus e Arnius, da un tema arno- (dall’ie. *h2er- ‘mettere in movimento’?); cfr. i toponimi francesi Arnay, Arnaye e Arnac, pure da *Arnācon ‘proprietà di *Arnos’.
In mancanza di attestazioni d’epoca anteriore all’attuale, non è chiaro il rapporto tra Arnago e Dernago (agglutinazione della preposizione de?). Comunque sia, un Dernago, che risulta avvalorato dalle forme locali, stando a Delamarre potrebbe corrispondere a un fondiario a. *Dernācon ‘proprietà di *Dernos’.
http://books.google.it/books/about/Statistica_del_Trentino.html?id=WTk_AAAAcAAJ&redir_esc=yA”; Prati (1977): 17; G. Rohlfs (1990): 38, 68-9; X. Delamarre (2007); A. Dauzat (1978): 28; X. Delamarre (2012): 61, 135.

Ausugum
po.
È l’antico nome di Borgo Valsugana.
Ausugo (Itinerarium Antonini) [Ausuco, in L. Bosio (1991): 146], Alsuca (con passaggio au > al; Paolo Diacono, 3, 31), Vallis Sugana (1160), Burgo de Vallesugana (1307), de Burgo Ausugii (1375), burgus Sugi, contrata Sugi (1385).
•• Secondo A. Falileyev potrebbe derivare, con una suffissazione *-uko-, da un elemento «possibilmente celtico» *auso- [< *h2eus- ‘far defluire, drenare, far uscire (acqua)], ma anche esser attribuito ad un diverso gruppo linguistico.
Forse è connesso con la radice ie. *aus- ‘oro’, oppure con l’a. base ie. *aus- ‘orecchio’, non più attestata nel ramo brittonico, ma conservatasi nell’a. irl. au ‘orecchio’ (< *ausos) e, a quanto pare, in antroponimi (e toponimi) d’ambito gallico (cfr. NNP quali Ausus, Ausios, Ausius, Ausicus, Ausua). Si può quindi ricostruire un originario *Ausucum < *Ausucon ‘proprietà di *Ausucos’, da un NP *Ausucos ‘dalle grandi orecchie’ < tema *ausu- + -co-s, piuttosto che un *Ausucum < *aus- + un suff. -ūco- (per G. B. Pellegrini si tratta di «un suffisso celtico parallelo ad -ako, -iko, -oko»), col valore di ‘podere di Auso’; cfr. il NP Ausicus, l’a. irl. óach (< *ausākos) ‘dalle grandi orecchie’ e Ossuccio, CO.
C. Marcato (1990), s. vv. Borgo Valsugana, Valsugana; G. B. Pellegrini (1987): 381; G. B. Pellegrini (1995): 207-8; A. Falileyev (2007), s. v. Ausucum; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 62; X. Delamarre (2012): 68.

Àvio
po.
Dial. àvi.
de Avi (845, 1028, 1145); curte mea propria [...] ubi dicitur Badabiones (928) = Vadum Avii, ma forse dall’etn. Batavi secondo G. B. Pellegrini.
•• Avio può essere un prediale asuffissato dal gentilizio lat. Avius (C. Battisti - E. Ventura, C. Battisti). Avius deriva o da auis ‘uccello’ o da avus ‘nonno’ (L. Revelli).
Forse però vi è alla base un *Auius, d’origine gallica, da *auos (-auus) ‘nipote (m.)’, aua ‘nipote (f.)’ (cfr. l’a. irl. aue < gaelico *auios ‘nipote, discendente’), oppure da *aui- ‘desiderio’. Si potrebbe supporre pertanto un *Auion ‘podere di *Avios’, da un tema *au̯io- su cui però X. Delamarre ha recentemente osservato: «deve avere un senso preciso, che ci sfugge».
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 280; A. Rossebastiano, E. Papa (2005): 180; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 60-1; X. Delamarre (2012): 66.

Avìsio
io.
Pronuncia locale: véis (fassano), ves (fiemmazzo: la Ves), vis (cembrano); el Lavìs (nome del corso inferiore).
flumen qui vocatur Auis (1050-1100), ponte Avisi (1202); de lauisio (1384), Lavisio (1482); am Eväs, Eves, Növes, Nefes (documenti tedeschi; A. Prati), Evis, Eveis, Eves, Neves (cancellerie tedesche, dall’XI-XII sec.; G. B. Pellegrini).
•• G. B. Pellegrini ipotizza un gall. *abīsio- / *apīsio- ‘corso d’acqua’, dall. ie. *ab- / *ap- ‘acqua, fiume’, confrontabile con l’a. irl. ab ‘acqua’.
Secondo A. Prati andrebbe ricondotto invece a una forma lat. *labensis «che ben s’adatta a questo rovinoso torrente».
Forse non è del tutto da escludersi una derivazione dal celt. *au-, *auo- ‘(che si muove, si allontana) da’, che A. Falileyev pone alla base dei toponimi antichi Avennio (attuale Avignon), Avia, Avisio, Avus fl.
X. Delamarre ricostruisce un *Avisiū ‘proprietà di Avisios’ — da un teonimo *Avisi(o)s — per l’antico toponimo Avisione, Avisone (Itinerarium Antonini, 503, 5), cui corrisponde forse oggi Eze (Alpes Maritimes), da associare ai NNP Avisa e Aviscus.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 27-9; G. B. Pellegrini (1987): 110; G. B. Pellegrini (1990b): 121; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2012): 67.

Benàco
lo.
TN, BS, VR
«Nome antico del Lago di Garda»: lat. Benācus lacus.
Βήνακος (Bḗnakos) (Polibio, III, 10, 19; Strabone, IV, 6, 12 [C 209]), pater Benacus (Virgilio, Aen., X, 205), in Benaco (Plinio, N. H., II, 224).
•• Pare riflettere una forma gall. *Bennācos ‘cornuto’, da *bannā, *bennā ‘punta > sommità’, confrontabile con l’a. irl. bennach ‘cornuto’ < benn ‘sommità, punta, corno’. Doveva verosimilmente significare ‘dai molti promontori’ oppure, come suggerito in J. Pokorny, ‘cornuto’, in riferimento alla penisola di Sirmione.
X. Delamarre non condivide la «restituzione abituale in *Benn-āco-n ‘il lago della punta’ o ‘in forma di punta’» in quanto non soddisfacente e ritiene non possa essere celtica la ē degli autori classici. Propone pertanto, sia pure in forma dubitativa, un *Bena-āco-n ‘quello della Donna’.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 108; G. B. Pellegrini (1990b): 119; J. Pokorny (2005): 97; A. Falileyev (2007), s. v. Benacus L.; X. Delamarre (2008): 66; X. Delamarre (2012): 75.

Bondai
io.
Torrente affl. del Sarca.
•• Da una «forma collettiva» *bondalia < gall. bunda ‘suolo, fondo’ (W. Meyer-Lübke [REW 1392]) — X. Delamarre lo fa derivare da un *bondaliā, sul quale non fornisce alcuna spiegazione. Vd. Bondo e Bondone.
A. Costanzo Garancini (1975): 89, 67; X. Delamarre (2008): 94; X. Delamarre (2012): 83.

Bondo
po.
Dial. bont.
Bundum (928), Bondum (1155), Bundo (1180).
•• Più che risalire a un gall. bunda ‘conca, convalle’ (REW 1392), ma ‘suolo, fondo’ secondo X. Delamarre — da cui deriverebbero il francese bonde ‘apertura di fondo (di uno stagno, serbatoio...)’, il provenzale bonda ‘terreno paludoso’, il lombardo bonda ‘conca’ (cfr. l’a. irl. bond ‘pianta del piede, base, suolo’ < *bundos) —, potrebbe continuare un *bundon ‘la base’, «gall. *bondo- ‘fondo’» (Delamarre).
Diversamente, potrebbe rappresentare un *Bondon ‘podere di Bondos’, da un NP *Bondos, Bondus d’origine celt., o riflettere un NP germanico Bondo (G. B. Pellegrini). Vd. Bondone.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 112; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 94; X. Delamarre (2012): 93.

Bondone
po.
Dial. bondú:.
Villa de Bondono (1399).
• Dal gall. *bunda + il suff. -one (accrescitivo o collettivo); vd. Bondo.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 112; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4.

Brentònico
po.
Dial. brentònek (etn. brentegàn).
Brentonicum, Bremtonicum (Paolo Diacono, III, 31), Brettonicum, Bremtunicum.
•• Brentonico vien ricondotto al prelatino brenta ‘conca, bacino’ (REW 1285) + il suff. -onicus (equivalente al suff. aggettivale -anicus, secondo C. Battisti) o -on-icu- (E. Lorenzi).
Per A. Falileyev proverrebbe invece dal celt. *bremo- ‘ruggire, muggire’ < ie. *bhrem- ‘tuonare, ronzare’; vd. l’idron. Brembo, BG.
X. Delamarre ricostruisce un *Bremetonācon, -icon? ‘proprietà di *Bremetonos’, con possibile evoluzione [ako] > [əko] > [iko].
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. vv. Bremtonicum, bremo-; X. Delamarre (2012): 87.

Brevine
po.
Tione di Trento
• Secondo D. Olivieri, potrebbe derivare dal gall. brīva ‘ponte’.
G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 123; X. Delamarre (2008): 89.

Brione
po.
•• Ritenuto «di origine incerta». Potrebbe continuare un *Brīgiū, *Brīgionon ‘proprietà di *Brīgios’, dal teon. *Brīgios ‘Il Vigoroso’: una formazione *Brīgios (deus) → *Brīgiū. Cfr. i vari toponimi francesi Brion (Indre, Isère, Lozère, Maine-et-Loire, ecc.). → Brione (BS).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 122-3; X. Delamarre (2008): 88; X. Delamarre (2012): 89.

Brocón, Passo
oo.
• Dal gallo-romano *brūca / *brūcus ‘erica’ < gall. u̯roica (da una variante *brauc-, secondo J. B. Trumper, M. T. Vigolo). Vd. Brughèrio, MI.
G. B. Pellegrini (1987): 120; G. B. Pellegrini (1990b): 129; J. B. Trumper, M. T. Vigolo (1998): 227; X. Delamarre (2008): 91, 328.

Cagnò
po.
Dial. ciagnòu.
de Cagno (1117), de Cagnao (1185).
•• Deriva probabilmente da una forma *Cainavum, con evoluzione fonetica -avum > -ao > . Pare dunque formato sul tema prelat. [caino- o cēno-?] dell’etn. a. Caenaunes (Plinio, N. H., III, 20) e del poleon. Càines - Kuens, BZ (G. Mastrelli Anzilotti).
Il toponimo potrebbe essere stato originariamente anche un *Cāniāuon ‘proprietà di *Cānios’.
C. Marcato (1990); A Prati (1977): 19; Delamarre (2012): 20, 101.

Caldonazzo
po.
de Caldonazo (1116), de loco Caldinatio (1127), de Caldenazo (1128), de Caldonacio (1192).
• Secondo A. Prati, da un NP lat. *Caldonus, oppure – ipotesi ancor più incerte – da un col d’onazzi o calle de alnaceu, con specificazione derivata dal lat. alnus ‘ontano’ (C. Marcato).
*Caldonus, o meglio *Caldone, Caldonius, potrebbero corrispondere ai NNP d’origine celt. Caledo, *Caledonius, da calet(o)- ‘duro’.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 29-30; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 97-8.

Campodenno
po.
Dial. ciamdadén.
Campus, vulgo dictus Campo d’Enno (1309).
• Toponimo corrispondente a ‘Campo di Denno’. → Denno.
C. Marcato (1990).

Cavareno
po.
Dial. ciavarén.
de Cavareno (1307), Cavarenum (1340), Kauereien (o Kauerein) (urbario tedesco del 1350).
•• Da accostare al NP Cavarius, da cui il toponimo veneto Cavarano [(Roveredo di Guà, VR) e forse anche Caerano di San Marco (TV)] (A. Prati), alla Cavarina gens menzionata in un’iscrizione reperta nella zona e al teon. Cavar di un’altra iscrizione (G. Mastrelli Anzilotti).
Cavarius, con Cavarinus, Cavarianus, Cavarus, Cavaria, è NP di origine d’origine celt., da *cauaros ‘eroe, campione’; cfr. il cimr. cawr ‘gigante, campione’.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 23; D. Olivieri (1961): 15; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 111.

Chiese
io.
TN, Lombardia
Cleusis (Tabula Peutingeriana, IV, 3), Clesus (Cosmografia ravennate, IV, 36), Cleosa (838), Clesius (IX sec.), Cleusus (1000), Clesius (1022), Clisi, Clesis, Clesum, Clusius (1085), Clisim (1277).
• Secondo A. Costanzo Garancini «idron. di base prelat., forse celtica» [compare in A. Holder (1961-1962), s. v. Clesus].
Le forme Cleusis, Cleosa, Cleusus richiamano l’antroponimo d’origine celtica Cleusius (*Klewos-io-), da un *klewos (o *klewos-) ‘gloria, fama’, riconducibile alla radice ie. *k̂leu̯-. Si può supporre che l’idronimo avesse originariamente il dittongo -eu-, passato in seguito ad -e- (però in questo caso non senza oscillazioni con una -i- dovuta probabilmente a un’ulteriore chiusura), come è avvenuto in Leuco > Lecco.
C. Marcato (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 82; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 118-9.

Cis
po.
de Cissio, in villa Cissii (1220), in villa Cissi (1384).
•• Secondo G. Mastrelli Anzilotti, potrebbe provenire da un cis-clivum ‘al di qua del pendio’ o da un lat. caesum, da accostare a *caesa ‘taglio di bosco’ [lat. medievale caesa ‘bosco tagliato’], oppure potrebbe essere il maschile della voce dial. céʃa ‘siepe viva, fratta’, o anche «un cognome originario della Val di Ledro».
Da non scartare una derivazione da un NP *Cissios, gallo-lat. *Cissius; cfr. Cissus, Cisius (< cisi-, ciso-, cisso-) e il toponimo francese Cys-la-Commune (Aisne), Cis nel IX sec., da un possibile *Cission ‘proprietà di *Cissios’.
C. Marcato (1990); J. F. Niermayer (1993), s. v. caesa; X. Delamarre (2007); Delamarre (2012): 114.

Cis
po.
Fondo
• → Cis.
C. Marcato (1990).

Condino
po.
de Condino (1125).
• Per C. Battisti, dal NP lat. Condinus.
Tale nome, di origine celt., va interpretato come un *Cond-ino-, da condo- ‘testa’ > ‘senso, ragione’; oppure, forse, un *Con-dīno- < co- ‘con’ + dīno- (dīnu-, dīni-), cfr. l’a. irl. dín ‘protezione, riparo’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 123-4.

Còredo
po.
da Corde (XII sec.), de Correde (1170), de Corredo (1185), de Corede, in vico Coredi (1186), de Cordo (1299).
• Secondo A. Prati, Coredo deriva dal lat. cordus ‘tardivo’ [e ‘immaturo’ (G. B. Pellegrini)], detto del «fieno di secondo taglio», o eventualmente dal NP lat. Cordus.
L’antroponimo Cordus (*Cordos), assieme a Cordius, Cordinus, e, con -i- d’appoggio, Coridus, Coridius, è d’origine gall., dalla base cord- (è documentato anche il NP Coredius).
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 31-2; G. B. Pellegrini (1990b): 242; X. Delamarre (2007).

Denno
po.
de Eno (1170, 1215).
• Per A. M. Finotti e G. Mastrelli Anzilotti si riconduce al NP Enna (W. Schulze), «e forse va confrontato con l’antico nome prelatino Endidae», attuale Egna, BZ. La D- iniziale dipende da «agglutinazione della preposizione de».
Si ritiene inoltre che il toponimo derivi «dal casato dei Signori de Enno» (www.comune.denno.tn.it/).
Cfr. però anche i NNP di origine celt. Enna, Ena, Ennius, da enno- < *[p]etno- ‘uccello’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 167.

Drena
po.
de Drena (1175), castri Drene (1339).
• «Di origine incerta». Forse confrontabile con Dro e un suff. -ena «che può far pensare ad un anteriore *Droena». Improbabile una relazione con la voce dren ‘lampone’ [< gall. drageno- ‘spino’] (Val Maggia) (C. Battisti - E. Ventura).
Si può forse ricondurre alla base gall. dreno- del NP Su-drenus; cfr. l’a. irl. drenn ‘lite, disputa, combattimento’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 147, 327.

Dro
po.
in Dro [...] de Dro (1307); Dronum, Dronium (rifacimenti del ‘500, ad opera di Nicolò d’Arco).
• Le forme Dronum, Dronium sono ricostruite «sul modello bresciano che presenta l’esito da -ōne»; ricordano, comunque, il NP Driunus di un’iscrizione lat. da Castel Toblino (Calavino, TN).
Forse si tratta di un nome di origine celt., cfr. i NNP Dronius, Glan(o)-dronus, Glan(o)-druna, e l’idron. a. Druna, da druno- > drono- ‘vigoroso, rapido’. Vd. Drogna (Forni di Sotto, UD).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 149-50.

Gardumo
po.
Mori
de Garduno (1161,1171, 1307), Cardumi, Gardumi (gen; 1364), de Gardumo (1376).
•• A. Prati lo accosta al celt. Carrodunum [*Carro-dūnon].
Da tale composto, significante ‘fortezza di carri’, ‘forte dei carri’, derivano, tra gli altri, i toponimi Karnberg (Baviera) e Krappitz (Slesia). Vd. Gràuno e Duno (VA).
A. Prati (1977): 12-3; X. Delamarre (2008): 154-5; Delamarre (2012): 107.

Giasinozza, Val
io.
Primiero
• Forse dalla voce gall. *glasina ‘mirtillo nero’ (cfr. il veneto giàsena).
X. Delamarre (2008): 179-80; M. Cortelazzo, C. Marcato (2005), s.v. giàṡena.

Gràuno
po.
Dial. gràun.
In Grauno (1307), Kraun, Graun (1391, documenti in tedesco [si tratta forse di adattamenti del lat. corōna]).
•• Dal lat. corōna [‘sporgenza di roccia’] o da grava ‘mucchio di sassi, ghiaia’ [vd. Gravedona, CO] + il suff. -ōne, «aumentativo o collettivo» (A. M. Finotti).
Per A. Prati Grauno «potrebbe essere nient’altro che una forma metat. di Garduno, con espulsione del d, in conseguenza della metatesi». Garduno è da porre in relazione con Gardumo e i toponimi a. Carrodūnum.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 416; A. Prati (1977): 12-3; Delamarre (2012): 107.

Lavìs
po.
villa del ponte dell’Avisio, villa di Avisio (1253-1400).
• Dall’idron. Avìsio, con agglutinazione dell’articolo.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 27-8; G. B. Pellegrini (1987): 110; G. B. Pellegrini (1990b): 121.

Lèvico
po.
Levico Terme
Dial. lévego.
in Levigo (1184).
•• Di origine gall., da *Laevico < NP Laevicus, riconducibile all’etn. Laevi (G. D. Serra); per C. Marcato Laevicus è un nome latino.
Secondo G. B. Pellegrini Lévico dovrebbe essere un prediale d’origine romana, da confrontarsi con il bellunese Lévego (Levicum nel 1200, che per D. Olivieri deriverebbe dal NP lat. Laevius). Vd. anche Lèvice, CN.
Da non escludersi una derivazione da un NP *Lēuicos (< *lēuo- ‘che scivola, lento’) o *Leuicos (< *leuo-), quindi un *Lēuicon / *Leuicon ‘proprietà di *Levicos’, oppure una formazione NP *Lēuios o *Leuos + suff. aggettivale/di appartenenza -ĭco- > *Leuicon > *Levicum.
C. Marcato (1990); D. Olivieri (1961): 5; G. B. Pellegrini (1995): 208; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 200, 282; Delamarre (2012): 176.

Lùsia
oo.
Moena
Cima, Alpe, Passo, Laghi di Lusia.
• Da collegare forse a un prelat. *lusia < lausia ‘lastra di pietra’; cfr. il lat. lapides lausiae (II sec. d.C.) ‘ardesia, pietre piatte’, il francese lauze, lause, l’a. provenzale lausa, il piemontese losa ‘pietra piatta’, lo spagnolo losa ‘mattonella’, probabilmente dal celt. *lausā.
P.-Y. Lambert (1994): 196; A. Ernout, A. Meillet (1985), s. v. lausiae.

Magnago
po.
Civezzano
• → Magnago (MI).
A. Prati (1977): 24.

Malè
po.
Maletum (Paolo Diacono, III, 31), Maleto (1211), Maletum (1250), Male (1546).
•• Si riconduce al latino *malētum, «collettivo del fitonimo malus ‘melo’», da cui il significato di ‘podere coltivato a meli’ o simile (G. Anzilotti).
A. Falileyev, supponendone una eventuale origine celt., ritiene possa derivare da un tema malo- ‘che si eleva, prominente’, da una radice ie. *melh3- ‘venir fuori’. Cfr. l’a. irl. mell, ‘clump’ per A. Falileyev, ma secondo J. Vendryes ‘rotondità, piccola collina, gobba’, e ‘ogni oggetto di forma rotonda’.
X. Delamarre pone diversi NNP sotto un tema malu-, malo-, mallo-, col valore di ‘alto’ proposto ipoteticamente da W. Meid.
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Maletum; X. Delamarre (2007); Delamarre (2012): 176.

Nago
po.
Nago-Tòrbole
de Nago (1183), de Nacu (1203).
• È forse una forma aferetica derivata dal limnon. a. Benācus (vd. C. Battisti - E. Ventura). → Benàco.
C. Marcato (1990).

Nanno
po.
Localmente nan.
Ἀναύνιον (Anaúnion) (Tolomeo, I, 28), Castrum Anagnis (Paolo Diacono), in loco de Anauno (1191), de Nano (1200 c.a, 1359).
•• Connesso con l’etn. Anauni della Tabula Clesiana; va infatti ricondotto a un a. *Anaunion ‘cittadella degli Anauni’. Vd. il coron. Anàunia.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2012): 50.

Non, Valle di
io.
Valle «corrispondente al tratto inferiore del fiume Noce».
•• → co. Anàunia, po. Nanno.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2012): 50.

Pèio
po.
Dial. pèi.
de Pellio (1211), Peio (1338).
•• Peio rifletterebbe il NP lat. Pellius, che, secondo G. Mastrelli Anzilotti, «si collega all’antroponimo celtico Pellus».
Per X. Delamarre – che, a differenza di A. Holder, non riporta però alcun Pellus (ma un Pellus si legge in un’epigrafe da Caceres, Lusitania) – Pellius, Pelius, Pellios sono di origine celt., dal gall. pel(l)i- (< *kʷeli-); cfr. il cimr., corn., br. pell ‘lontano’ [< radice *kʷel(s)-] e Peille (Allier, Alpes-Maritimes, Rhône), da *Pelliā ‘proprietà di Pellios’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 246-7; X. Delamarre (2012): 214.

Rendena, Val
io.
de Randina (1155), vallis Randenensis (1185-1188), de Randena (1212).
•• Secondo C. Marcato, forse dal celt. randa ‘orlo, confine’; nell’antichità Randena, Rendena sarebbe stata una ‘valle di confine’ fra i municipi di Brixia e Tridentum.
Randa è voce tratta dai composti equoranda ‘limite territoriale’ (che ha dato origine ad alcuni toponimi antichi di Francia e Belgio, ma risulta assente dalla Cisalpina, e la cui celticità – afferma X. Delamarre – è «difficile da dimostrare») e cammino-randa ‘cammino che forma la frontiera’; pare inoltre alla base dei toponimi francesi Randon (< *Randū, -unos), Randanne (< *Randānā), Randan (< *Randānon). Va confrontata con l’a. alto tedesco rant, tedesco Rand ‘bordo, orlo’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 163-4, 434; J. Lacroix (2003): 38-44; J. Lacroix (2005): 214-5; X. Delamarre (2012): 218.

Romallo
po.
Dial. romàl.
Romallo (1200).
• «Di origine prelatina», va verosimilmente confrontato con Romeno.
C. Marcato (1990).

Romeno
po.
de Romeno (1185).
• «Di origine prelatina». G. Anzilotti Mastrelli pensa a «un eventuale riflesso di un etnico antico “Lumennones gens” di un’iscrizione da Romeno».
Per A. Prati il toponimo potrebbe ricondursi a un NP Romenus.
Tale antroponimo è analizzato come ro-mēno- da X. Delamarre: sarebbe costituito di ro- ‘molto, troppo’ e mēno- ‘dolce’ (cfr. NNP quali Menos, Maenus, Doro-menus).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 260-1, 226-7.

Rumo
po.
«Comprende i paesi della valle omonima» (G. Mastrelli Anzilotti).
de Rune (XII sec.), de Runno (1190, 1220), de Runo (1307), Rumum (1365), Runo (1387).
•• Da cfr. con Rumo di Consiglio di Rumo (CO), quindi forse da una forma, con n originaria, equivalente all’italiano raduno, radunare (< lat. *readunare).
Cfr. però anche NNP di origine celt. quali Ruma, Rumius, Rumo, dalla base rum(o)-, e soprattutto Runus, Runa, Runatis, Runelos, Runnius, Runnia, da rūno- ‘segreto, mistero, incantesimo’. Si può dunque ipotizzare un antico *Rūnon ‘proprietà di *Rūnos’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 122-3; X. Delamarre (2012): 224.

Senaso
po.
San Lorenzo in Banale
Localmente Senàs.
de Senaxe (1155), villa Senasii (1387).
•• Secondo G. D. Serra si tratterebbe di un prediale *Sennāco dal NP di origine celtica Sen(n)us (stesso etimo di Senago, MI, che secondo X. Delamarre rifletterebbe un *Senācon ‘proprietà di Senos’).
Per A. Prati deriva dal NP Senna con un suff. -aci (loc.) o -acis (abl. pl.). Può anche riflettere un Sennacius, *Senacius, anch’esso dal gall. seno-, sena- ‘vecchio, antico’.
A. Prati (1977): 18; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 269-70; X. Delamarre (2012): 234.

Tavòn
po.
Coredo
Anche Tavone e Taone.
de Thaunne, Tau, Thau (XII sec.).
• Potrebbe riflettere un personale di origine celt. come *Tavo o *Tavonus, ricostruito sulla base dei NNP Tauni-cnos < *Tavoni-, Taunus < *Tavonus, derivati dal tema celt. tauo- ‘silenzioso, tranquillo’ (< *tauso-, dall’ie. *taus-).
G. B. Pellegrini (1987): 381; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 292.

Telve
po.
de Telve (1183), Ottolinum de Telvo (1192), de Teluo (1196), de Telvo (1232).
•• Toponimo di origine preromana, per G. B. Pellegrini forse da una base *telava «di significato oscuro».
Secondo J. B. Trumper, M. T. Vigolo, deriverebbe da un celt. *talava < ie. *tʽHl- [?] + formante -awo-. Si tratta forse di un derivato della base ie. telh2-, *telu-, dell’a. irl. talam ‘terra’.
X. Delamarre rileva in alcuni antroponimi e toponimi un tema celt. telo- ‘sorgente’ e ricostruisce una forma *talauā ‘possedimenti di *Talavos (o Talus)’ per il toponimo francese Tauves (Puy-de-Dôme), attestato nel Medioevo come Talva.
C. Marcato (1990); J. B. Trumper, M. T. Vigolo (1998): 225; X. Delamarre (2008): 287-8; J. Lacroix (2003): 138; X. Delamarre (2012): 246, 250.

Telve di Sopra
po.
• → Telve.
C. Marcato (1990).

Tenna
po.
Tenna (1166), in villa Tenne [...] contra Tennam (1258).
•• Di «origine prelatina»; vd. Tenno.
Per una eventuale origine celt., cfr. il «toponimo personale» *Tenācon ‘proprietà di *Tenos’ (attuale Thenay, Loir-et-Cher) e NNP quali Seni-tennis, Tenatius, Allo-tenus, Seno-taenus (e forse Tinus, Tinius, con esito ē > ī), da teno-, taeno- (= tēno-) ‘calore, fervore’ < celt. *tēno- < *tepsno- ? (< ie. *tep- ‘calore’). E anche da un tema celt. *tindo- > *tinno- ‘?’, riconoscibile nei NNP Tinda, Tindilici, e forse nel toponimo Tenay (Vienne, Tinnaium nel 1130).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 293-4; X. Delamarre (2012): 251-2.

Tenno
po.
de Tenno (1205), castri de Ten (1211).
• Toponimo «di origine prelatina», confrontabile con Tenna e l’idron. Tinnebach, BZ (C. Battisti - E. Ventura).
C. Marcato (1990).

Ton
po.
de Tonno (1155), illi de Tun (1190).
• Con tutta probabilità d’origine prelat.; per G. Mastrelli Anzilotti potrebbe ricondursi al prelat. *tŭnna ‘botte’ o *tŭna ‘grotta’.
Da un gall. *tunnā (voce priva però di chiare corrispondenze nel celtico insulare) pare derivino le voci francesi tonne e tonneau ‘botte’ (P.-Y. Lambert). Si prendano in considerazione invece i NNP d’origine celt. Tunnius, Tunninus (e forse Tunnus), da una base tunno- che si può confrontare con l’a. irl. tonn ‘pelle, superficie’ o tonn ‘ondata’.
C. Marcato (1990); P.-Y. Lambert (1994): 199; X. Delamarre (2007).

Torcegno
po.
Dial. torzèń, traozèń.
in territorio Trevcen (1220), de Treuzeno, de Trauceno, ad Trocenum (?), de villa Trauceni (1389).
•• Forse dal NP lat. Turcius + un suff. prelat. -ēnum; la n palatalizzata (ń) «sembra un tratto recente» (A. M. Finotti).
Turcius, con Turcianus e Turciacus, deriverebbe dal gall. turco- ‘cinghiale’. Da non escludersi un antroponimo originario *Troucius, Troccius o simile, da una radice *troug- > troucc- > trōcc- > trocc- (tema *trougo-, *trougi- ‘sfortunato, miserabile’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 303, 302; Delamarre (2012): 255.

Trento
po.
Tridente (iscrizione), Τριδέντε (Tridénte) (Tolomeo, III, 1, 27), Tridento (Itinerarium Antonini, 275, 7 e 280, 5), Tridentum (Ammiano Marcellino XVI, 10, 20; iscrizioni), Tredente (Tabula Peutingeriana, IV, 3), Tridentum (Cosmografia ravennate, IV, 30, 253); etn. Tridentini (Plinio, N. H., III, 130); de Triento (825)
• È la continuazione del lat. Tridentum.
A. Karg vi vedeva «un composto *Tridente assegnato all’illirico». C. Battisti invece pensava alla derivazione da «una base generica *TAR-», preromana (secondo C. Marcato), se non preceltica, stando a quanto precisato da G. B. Pellegrini: «bisogna ricordare che il nostro toponimo è normalmente riportato ad uno strato linguistico preceltico».
Quest’ultimo studioso però (e con lui A. L. Prosdocimi) non esclude per Tridentum una più probabile origine celtica: sarebbe un composto tri- ‘tre’ + *dent- ‘dente’ (< *dn̥t-), con il significato di ‘triforcazione’. Dal «tema in consonante» *dn̥t- ‘dente’, discendono l’a. irl. dét (con esito > en), il br. e cimr. dant, il corn. dans (con > an). Pertanto una forma *dent- è specifica del goidelico, mentre per il gallico si deve ipotizzare un *dant-, con an come in brittonico. Si è supposto però l’esito > en in leponzio, ma secondo K. H. Schmidt «non è ancora stata provata l’ipotesi di Lejeune del passaggio delle sonanti nasali lep. in *en, *em», mentre questo è presente in qualche caso pure in gallico (probabili diversità dialettali). Cfr., per il leponzio, siteš < *sēdens / *sēdans < *sēdn̥s (lat. sēdēs), atekua < *ati-te(n)gua [se non connesso con i NNP Atepa, Atepos, Atepu, Atepo-marus]; per il gallico, Benacus < *Bennacos, confrontabile con il cimr. ban e l’irl. benn (→ Benaco), e forse -tegua- < *tn̥ghʷā ‘lingua’ (su ciottolo di Oderzo, nel NP Pompe-tegua-ios, d’indubbia origine celtica).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 107; G. B. Pellegrini (1990b): 118; A. L. Prosdocimi (1988): 392, 304-7, 327; X. Delamarre (2008): 300-1; J. Vendryes (1959-), s. v. dét; K. H. Schmidt (1983): 75-6; P.-Y. Lambert (1994): 42-3; A. L. Prosdocimi (1987): 577-8; P. Piana Agostinetti, A. Morandi (2004): 524, 561.

Valsugana
co.
• Da valle + Ausugum + il suff. aggettivale -āna.
C. Marcato (1990).

Varena
po.
de Varena (1112), duo campi a Varena (1188), de avarena (1234), Avaren (1300).
• C. Marcato lo accosta alla voce «vara ‘maggese’ (da un longobardo *wara ‘terreno sorvegliato’)» o alla «base prelatina *vara ‘acqua’». Non convince poi l’ipotesi di derivazione dall’etn. Avari, ricordata, a dire il vero dubitativamente, da G. B. Pellegrini. Tale spiegazione viene esclusa anche da G. Mastrelli Anzilotti, che propende per il prelat. *vara e non accenna ad alcun longobardo *wara, per il quale vd. l’io. Varone.
Si può ricondurre piuttosto al celt. *uar-, *uaria ‘corso d’acqua’; cfr. l’idron. Vara, SP e i toponimi francesi Varennes (riferentisi a «terreni vicini alle rive di corsi d’acqua», spesso a «terreni incolti» o di scarso valore, talvolta a «terreni fertili»), dal gall. varenna ‘terra intrisa d’acqua’.
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 25; G. B. Pellegrini (1990b): 281-2, 369; G. Mastrelli Anzilotti (1991): 229; X. Delamarre (2008): 300; J. Lacroix (2003): 94; J. Lacroix (2005): 60-2.

Varone
io.
aqua Varoni (1274).
• Secondo A. Costanzo Garancini potrebbe dipendere «dalla rad. med. VARA (Battisti-Venturi)», ma non va esclusa «la pertinenza del longob. wara ‘pascolo’». Una tale voce tuttavia non è riportata né da N. Francovich Onesti né da G. Mastrelli Anzilotti (che riconduce Varone al prelat. *vara, vd. Varena), in quanto, evidentemente, priva di attestazioni, a differenza dell’elemento uuare- ‘rifugio, asilo’, dal germanico nord-occ. wāro ‘rifugio, asilo’ (da cui l’a. alto tedesco wāra ‘accordo, patto, rifugio, difesa’).
È invece analizzata da C. Marcato la voce dial. (ladina, bellunese, friulana occ.) vàra ‘maggese’, «da ricondurre all’antico alto tedesco wara ‘avere cura’», o più precisamente wara (wā̆ra) ‘attenzione’, dal germanico warō ‘id.’ (sostantivo femminile), cui è associato il tedesco wahren ‘tutelare, custodire, serbare’. Solo al germ. warō potrebbe dunque risalire un ipotetico longobardo *wara, però con un significato da cui s’è sviluppato quello di ‘campo a riposo, maggese’, ‘campo concimato’ o simile.
Varone, tutto sommato, è più verosimilmente di origine celtica (o forse anche attribuibile all’“europeo antico”), dalla radice ie. *uar- < *u̯r̥- (*uer-, *uor-) ‘acqua, fiume’; vd. l’idron. Vara, SP.
A. Costanzo Garancini (1975): 90; G. B. Pellegrini (1990b): 369; N. Francovich Onesti (1999): 129; G. Mastrelli Anzilotti (1991): 229; M. Cortelazzo, C. Marcato (2005), s. v. vàra; R. Schützeichel (2006): 397; F. Kluge (1989), s. v. wahren; X. Delamarre (2008): 300.

Varone
po.
Riva del Garda
• → io. Varone.

Vervò
po.
Localmente Vervǫ́u.
pro salute Castellanorum Vervassium (iscrizione da Vervò); Werneri de Vervo (1186), villa Veruohi (in seguito).
•• Toponimo «connesso all’etnico (di origine prelatina) Vervasses [...], attraverso l’esito -avum > -ao > » (C. Marcato).
A. Prati supponeva invece un originario *Vervacu, connesso con l’etn. Vervasses, «di assai probabile origine celtica».
A. Falileyev ritiene Vervassium un composto di uer- (< *uper- ‘sopra’) e un secondo elemento che si ritrova nel poleon. a. Vasio > Vaison (Vaucluse): forse *uasso- ‘servitore, sottomesso’ per X. Delamarre — Vasiō = ‘che si trova sotto’, va comunque rapportato a un teonimo *Vasi(o)s —, un precelt. *vas- ‘sorgente’ (+ il suff. -io-) per A. Dauzat, Ch. Rostaing, oppure un oron. precelt. significante ‘altura’, ‘roccia’ secondo C. Goudineau (Vaison-la-Romaine 9).
Per Delamarre Vervassium corrisponderebbe a un celtico *Ueruassion, ‘forte dei Vervassi’ o ‘di *Vervassos’ < *ver-vasso-. Ma da un toponimo di questa forma, omografo del genitivo plurale in -ium (nom. pl. Vervasses) dell’iscrizione, ben difficilmente possono discendere le forme attuali Vervǫ́u, Vervò.
Si potrebbe anche pensare a una connessione con NNP quali Vervia, Verucus, Verula, Verus, Inciavvervaus (*Incio-vervaus), da ueru- ‘largo’ (‘generoso’?).
C. Marcato (1990); A. Prati (1977): 12, 19, 20; A. Falileyev (2007), s. v. Vervassium; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 306-7, 316; X. Delamarre (2012): 259, 267; A. Dauzat (1978).
 

mercoledì 20 ottobre 2010

Toponimi della Lombardia di possibile origine celtica (A - B)


Airuno
po.
LC
Dial. airū̀n, irū̀n.
Ayruno (960), de loco Airuno (1147), de loco Eiruno (1152), Airuno, Eiruno (1188).
• A parere di D. Olivieri, potrebbe derivare da una forma *eburunum, dal gall. *eburos ‘tasso’ + il suff. (diminutivo?) -unum; vd. Inveruno.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 115; G. B. Pellegrini (1990b): 128; X. Delamarre (2008): 159; J. Degavre (1998): 456.

Alduno
po.
Santa Maria Hoè, LC
•• Secondo X. Delamarre, va analizzato come *Allo-dūnon ‘Secondo Forte’ (o ‘forte di Secundus’), dal celt. *allos ‘altro, secondo’ (< *alnos) + dūnon [→ Duno (VA)].
X. Delamarre (2008): 39-40, 154-5; X. Delamarre (2012): 47.

Almè
po.
BG
Almè con Villa dal 1927 al 1948.
Dial. almé o lmé.
de loco Lemene (1124), loco Lemine (1133), Lemen in plano (1331).
• Da una forma *almèn, affine ad Almenno.
C. Marcato (1990).

Almenno San Bartolomeo
po.
BG
Comune separatosi da Almenno San Salvatore e costituitosi in comune autonomo nel 1601.
Dial. almèn, lmèn o olmèn.
curte Lemennis (775), de Lemeno (806), fundo Lemeno (867), Lemin curtem (875), de Lemenes, Lemennis (886, 892), castro Leminne (926).
•• Probabilmente da accostare al limnon. antico Lemannus lacus (Lago Lemano o di Ginevra), derivato forse, più che da un gall. *lemos [lemo-, limo- < l̥mo-] ‘olmo’ (D. Olivieri), dalla radice celt. *lēm- ‘limo, fango’ < *lim-, *leim- (X. Delamarre).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 198; X. Delamarre (2012): 174, 177-8.

Almenno San Salvatore
po.
BG
Petrum de Lomenno (1150), canonicus ecclesie Sancti Salvatoris de Lemene (1304).
• → Almenno San Bartolomeo.

Andes
po.
Virgilio, MN
«Pietole viene identificata con Andes, il luogo natale di Virgilio» (C. Marcato).
Andes (Vita Vergili de comm. Probi sublata, p. 52; Donati vita Vergili, 54).
• Il nome latino Andes può essere associato ad antroponimi di origine celtica riportati da X. Delamarre, quali Andes, Andetius, Andenius, Andia, Andius, Andiatis, derivati dalla particella intensiva ande-, andi-, and- ‘molto, grande’, e ai nomi del «filone onomastico Andet-» (base forse significante ‘di Andes’, secondo un’ipotesi di H. Krahe), incisi su alcuni ciottoloni patavini (n. 26, 28, 21) con iscrizioni venetiche, che sono state analizzate da A. L. Prosdocimi. Per A. Falileyev non è detto però che Andes sia toponimo celtico.
C. Marcato (1990), s. v. Virgilio; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 45-6; A. L. Prosdocimi (1988): 286, 288, 291-2, 376-81; Aa. Vv. (1991): 58-9; A. Falileyev (2007).

Andevenno
po.
Castione-Andevenno, SO
in Andevenno campo ubi dicitur Cailiolo, in loco et fundo Andaveno (1024).
•• Per G. D. Serra potrebbe derivare da un *Anduennus, confrontabile con l’attestato Anduenna [(Dacia) < *Ando-[p]etnā ‘Grande Uccello’ oppure nome dacico]; D. Olivieri ipotizza altresì, sulla base del NP lat. Andivius, un *Andivenus.
Per una possibile origine celt., vd. la particella intensiva ande-, andi-, and- ‘molto, grande’, i NNP Uenna, Uennonia < *uen- ‘clan, famiglia, gruppo’ e la base uenno-, uegno-, uin(n)o- < *u̯egno- ‘carro’; inoltre il toponimo Andavum, oggi Laudou (Sauteyrargues, Gard), riportato da A. Holder, probabilmente da un originario *Andauon, che pare formato su un NP *Andau̯os: un *And-au̯os ‘Grande Discendente’ oppure un *And-dāu̯os ‘molto focoso’ (< dāuo- ‘infiammato’)?
C. Marcato (1990); A. Holder (1961-1962); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 45-6, 60-1, 127, 136, 312; X. Delamarre (2012): 51.

Annicco
po.
CR
Dial. nik.
Anico, Anigum (XII sec.).
• Per D. Olivieri dal NP germ. Ano (E. Förstemann) + il suff. di appartenenza -icus; per E. Gamillscheg dal NP gotico Annico, cfr. anche, in E. Förstemann, Annicho, Annika.
Appartengono però al gallico NNP quali Annicco, Annicu (*Ande-cū ‘grande lupo’?), Anniccoios, Anniccus < ann(i)- < and(i)-, forse da andi- ‘grande’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007).

Ardéna
po.
Brusimpiano, VA
•• Ardena va associato al nome di montagna e foresta Arduenna, dal gall. arduo- ‘alto’. Si confrontino: Arduenna (silua) ‘Foresta delle Ardenne’ (Giulio Cesare, De bello Gallico, V, 3 e VI, 29) e Ardenna (Venanzio Fortunato, Carmina, 7, 4); l’a. irl. ard ‘alto, grande’, il cimr. ardd ‘collina’, l’a. br. ard, art ‘elevato’, il lat. arduus ‘ripido, arduo’. Secondo X Delamarre, all’oronimo Arduennā > Ardenna può essere attribuito il significato de ‘le alture’.
Vd. anche Ardènno.
C. Marcato (1990), s. v. Ardenno; G. B. Pellegrini (1990b): 237-8; G. Rohlfs (1990): 49; A. Falileyev (2007), s. v. Arduenna Silva; X. Delamarre (2008): 52; X. Delamarre (2012): 56.

Ardènno
po.
SO
Dial. ardèn.
de Ardenno (1175), comune loci de Ardenno (1335).
•• «Di origine incerta, come ad esempio Ardena [...], con cui si può confrontare». Secondo S. Pieri, potrebbe forse esser connesso al NP etrusco Artena, dato il suff. -en(o)/-ena. D. Olivieri ritiene invece possa derivare dal lat. aridus con un suff. «di origine romanza».
Per G. Rohlfs però richiama l’oron. Ardenne. Potrebbe in effetti continuare un «toponimo personale» *Ard(u)ennon ‘proprietà di *Ard(u)ennos’, NP da cui sembra dipendere Ardenay (Loiret, Marne, Maine-et-Loire), Ardenaio, Ardennaium nel Medioevo, da un a. *Ard(u)ennācon, con il gruppo -dwV- «che sembra dare -dV- in gallico tardo». Vd. Ardéna.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 237-8; G. Rohlfs (1990): 49; A. Falileyev (2007), s. v. Arduenna Silva; X. Delamarre (2008): 52; X. Delamarre (2012): 56.

Arlate
po.
Calco, LC
in loco ubi dicitur Arcelate (1086) (non sicuro si tratti di Arlate).
•• Secondo X. Delamarre, si tratta di un composto gall. *Are-late ‘(insediamento) davanti le paludi’, da are- ‘davanti, vicino’ + *lăti- ‘palude’ (cfr. il cimr. llaid ‘fango’ e l’a. irl. laith ‘palude’), comparabile all’a. Arelate da cui deriva l’attuale Arles (Francia). È anche possibile una formazione in -ate dal NP *Arilos, Arilus (‘insediamento di *Arilos’).
X. Delamarre (2008): 52, 196-7; A. Falileyev (2007), s. v. Col. Arelate; X. Delamarre (2012): 58.

Arluno
po.
MI
de Arluno (1174/1176/1178), el locho de Arluno (1346).
•• A parere di D. Olivieri potrebbe ricondursi a un NP *Are-lunus o a un toponimo d’origine celt. *Arelli-dūnum (o simile) [→ Duno (VA)] piuttosto che a un NP Arulone (confrontabile con il gentilizio Arulonius).
*Are-lunus pare composto di ari-, are-, ar- ‘davanti, presso’ e il tema luno-, da louno- (launo-) > lōno-, lūno-; cfr. il NP Arelonius (*Are-laun-io-?). X. Delamarre riporta, come derivati da ari-, are-, i NNP d’origine celt. Arellia, Arillus, Arilius. Ma ritiene Arluno riflesso di una forma *Are-dūnon ‘forte dell’est’, con dissimilazione d > l.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 115; G. B. Pellegrini (1990b): 128; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 57.

Artogne
po.
BS
in fundus Artonie (1041), Artognis (1406), Artogni (1597).
•• Per D. Olivieri, deriva forse dal lat. ar(c)tus ‘stretto, poiché il paese è posto su uno “stretto pianoro” (come indicato da A. Gnaga); oppure potrebbe riflettere un antroponimo, quale il gentilizio romano Artinius (W. Schulze).
Non si può però escludere del tutto una derivazione dal celt. arto- ‘orso’, anche attraverso un NP gall. in Art(o)- (forse un *Artonios, *Artonia).
C. Marcato (1990); J. Lacroix (2007): 117; X. Delamarre (2008): 55-6; X. Delamarre (2012): 62-3.

Bardello
io.
VA
Fiume all’inizio del quale si trova l’omonimo paese.
•• X. Delamarre ipotizza il valore di ‘(fiume) cantante’ per una forma idronimica originaria *Bardellos. Vd. il po. Bardello.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2012): 71.

Bardello
po.
VA
«Presso l’inizio del fiume omonimo».
Dial. bardèl.
Actum loco Bardello (1111), de Bardello (1189).
•• Risale probabilmente ad «un nome di persona Bardo di origine germanica» (E. Förstemann, D. Olivieri).
O anche a un NP di origine celt.: cfr. Bardus e Bardo < gall. bardos ‘bardo, poeta’. Vd. però l’io. Bardello
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 67; X. Delamarre (2012): 71.

Barro, Monte
oo.
LC
•• Dal gall. barro- ‘altura, cima, sommità’; cfr. l’a. irl. barr ‘sommità, cima, punta, estremità’, il cimr., corn. bar, il br. barr ‘sommità’, e poleonimi francesi quali Mont-Bar (Haute-Loire; lo Bar nel 1163) e Bars (Pyrénées-Atlantiques).
G. Rohlfs (1990): 51; X. Delamarre (2008): 68; J. Lacroix (2005): 118; A. Dauzat (1982): 113-4; X. Delamarre (2012): 72.

Bene
po.
Grandola ed Uniti, CO
• → Bene Làrio.

Bene Làrio
po.
CO
Bene fino al 1862. Dial. bḕe.
Bene montis Menaxij [Menaggio], comune loci de Benne (1335).
• Per D. Olivieri va confrontato con i toponimi piemontesi Benne (Corio, TO), Benna (BI), riconducubili alla voce dial. di origine gall. benna ‘canestra da carro’ e (nel torinese) ‘capanna’, ‘casa di paglia’, o all’italiano bene, nell’accezione di ‘proprietà’. Benna però, pare associato piuttosto all’etn. a. Bagienni, per il quale vd. Bene Vagienna, CN.
Il gall. benna significava ‘cesto’ e ‘veicolo da trasporto’ (‘veicolo la cui cassa è intrecciata come un cesto’); cfr. il gall. latz. benna ‘tipo di veicolo’, nel glossario di Festo. Ne derivano il francese banne ‘cesto’ e benne ‘veicolo da trasporto’, l’italiano bènna.
C. Marcato (1990); P.-Y. Lambert (1994): 187; J. Lacroix (2005): 157-9.

Bèrgamo
po.
Dial. Bèrghem, Bèrgum.
Βέργομον (Bérgomon) (Strabone, V, 1, 6; Tolomeo, III, 1, 27), Bergomum (Plinio, N. H., III, 124), Bergame civitas (Itinerarium Antonini, 127,10), Bergomum (Tabula Peutingeriana, IV, 2), Pergamum (Cosmografia ravennate).
•• Dal lat. Bergŏmum, «di etimo incerto». È stato avvicinato al prelat. barga ‘capanna’, o «a toponimi liguri preindeuropei, ad esempio a Bergima antica città della regione di Marsiglia, considerati dipendenti da una radice *bherg-» (vd. D. Olivieri e C. Battisti).
Bergamo si riconduce, con maggior verosimiglianza, al celt. berg(o)- ‘monte’, dall’ie. *bʰerĝʰ- ‘alto, eminente’, + un suff. -mo-: A. Falileyev ricostruisce una forma *bʰergʰ-o-mo-n; X. Delamarre propone un *Bergomon ‘proprietà di *Bergomos’, oppure ‘l’altura’.
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Bergomum; X. Delamarre (2008): 73; X. Delamarre (2012): 76.

Besozzo
po.
VA
Dial. beʃóz.
de Besocio (XI sec.), de loco Besuzo (1105), de Besutio (1155), de Besuzo (1159), de Besotio, de Besozo, de Bisucio, de Besocio, de Besucio (1181), Besuito (XIII sec.), Besozo (1346).
• Secondo D. Olivieri, può ricondursi a un NP antico quale il lat. Vesuccius (W. Schulze), oppure a un NP medievale Besius, di origine lat. (W. Schulze) + il suff. -ozzo (C. Marcato).
Vesuccius (con Vesuccia, Vesus, Vesunna, Vesullia) è un NP d’origine gall. derivato da uesu-, ues- (talvolta uisu-) ‘valido, buono, degno di’. È attestato anche Visucius, -ia, che però può avere come base uis(s)u- < *uistu- < *uid-tu- ‘conoscenza, sapere’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 317-8.

Bevera
io.
LC, CO
Torrente della Brianza.
• → io. Bévera (Ventimiglia, IM).
G. Rohlfs (1990): 46, 50.

Bevera
io.
VA
Torrente affl. dell’Olona.
Bevera (1288).
• → io. Bévera (Ventimiglia, IM).
A. Costanzo Garancini (1975): 55; G. Rohlfs (1990): 46, 50.

Bevera
po.
Barzago, LC
el locho de Bevera (1346).
• → io. Bévera (Ventimiglia, IM).

Bevera
po.
Viggiù, VA
• → io. Bévera (Ventimiglia, IM).

Beverina
po.
Besozzo, VA; Colle Brianza, LC
• Forse si tratta di una forma diminutiva dell’idron. e poleon. lombardo Bevera, oppure di un cognome tratto dall’etn. Beverino, Beverina del poleon. Bevera (o derivato da un soprannome attribuito a persona con il vizio del ‘bere’?). Vd. Beverino (SP).
E. Caffarelli, C. Marcato (2008), s. vv. Beverina, Beverini.

Biandronno
po.
VA
Blandaronno e Blanderonno (828), de Biandronno (1171, 1173).
• Verosimilmente dal NP gall. Blandiro + un suff. -onno (dial. -ón) «abbastanza comune» nella toponimia lombarda, forse «alterazione della serie onomastica in -o / -onis, -one» (D. Olivieri, G. D. Serra).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 77.

Bianzone
po.
SO
Dial. bianʒùn.
in loco Blanzoni, de Blanzono (1125), in loco et fundo Blanzoni (1139), comune de Blanzono (1335).
• Per R. Sertoli Salis e D. Olivieri, può trattarsi di un derivato in -ōne da un antroponimo Blandius, nome «di epoca latina (o tardo latina)».
Tale NP è forse gallo-lat., da un tema blando- ‘dolce’, la cui celticità, secondo X. Delamarre, è «probabile ma non sicura».
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 77; M.-T. Morlet (1985): 38.

Bitto
io.
SO
Affl. dell’Adda.
• Forse riconducibile a un NP germanico come l’ipocoristico Bitto (o simile). Oppure a un NP di origine celt. affine a Bitus, Bitius, Bittius, Bitio, Bito, Bitto, dal gall. bitu- ‘mondo vivente’.
A. Costanzo Garancini (1975): 66; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 76-7.

Boesio
io.
VA
Torrente, «affl. di sinistra del Lago Maggiore».
• Secondo A. Costanzo Garancini, «dal prelat. BOVA ‘frana, smottamento, canalone’ (Gallotti)» – «oggi “bova” è voce dial. alpina per ‘torrente per avvallare i tronchi’» –; l’idron. parrebbe derivato, «con suff. collett., forse -icis» (vd. Boves, CN) da un antroponimo celt. dipendente dallo stesso bova, come Bovus, o Boduicus, Boduus.
In effetti, tali nomi son ritenuti d’origine celt. da X. Delamarre: Bovus (con Bovius e Bouecius) si riconduce al gall. *bou-, *bouo- ‘vacca, bue’, mentre Boduicus, Boduus (assieme ad altri NNP quali Bodua e Boduacus) al tema gall. boduo- ‘cornacchia’.
A. Costanzo Garancini (1975): 52; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 79-80, 81.

Boggia
io.
SO
Torrente che «attraversa la Val Bodengo».
•• Per A. Costanzo Garancini è forse da rapportare ad antroponimi celt.: Bodus, «celto-germ.» [riportato da A. Holder, ma non da X. Delamarre], da cui dipenderebbe il toponimo Bodengo, o Bodius, gentilizio «derivato dal precedente»; non viene esclusa la possibilità che si sia operato un accostamento paretimologico alla voce dial. lombarda bogia ‘recipiente’, da cui invece sarebbe derivato Boggia secondo C. Salvioni. Il dial. bogia significa anche ‘pancia’, ‘buca, fossa’ (e presumibilmente può aver acquisito altri significati metaforici d’ambito geografico e funzioni di soprannome); vi è poi un termine lombardo omonimo con il valore di ‘comunità in cui si organizzavano e si organizzano coloro che sfruttano insieme un’alpe’.
X. Delamarre però registra Bodius da tra i NNP dal tema gall. bodio- < badio- ‘giallo, biondo’: riconduce infatti Boggia a un “prototipo” *Bodiā ‘il fiume giallo’, assieme agli idronimi Buèges (Hérault), Boëge (Haute-Savoie e Savoie).
Bodengo per G. B. Pellegrini sarebbe d’origine longobarda, dal NP Bôdo + il suff. -engo.
A. Costanzo Garancini (1975): 68; A. Holder (1961-1962); E. Caffarelli, C. Marcato (2008): 247; 278; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 63, 81; X. Delamarre (2012): 81-2.

Bondeno
po.
Gonzaga, MN
Bondeno (818).
• Da confrontarsi con Bondéno (FE), riconducubile al gall. bunda ‘conca, convalle’ (REW 1392) [‘suolo, fondo’ per X. Delamarre] o al NP germanico Bondo (D. Olivieri, G. B. Pellegrini). → Bondo di Colzate.
C. Marcato (1990), s. v. Bondéno; G. B. Pellegrini (1987): 111-2; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4; X. Delamarre (2008): 94.

Bondione
io., po.
Valbondione, BG
Torrente affl. del Serio e sede municipale.
• Secondo C. Marcato, «può riflettere un *bondiglione, derivato dalla voce lombarda bonda e varianti, che designa ‘convalle, conca’ (D. Olivieri), da un gall. bunda ‘conca, convalle’ (cfr. Bondo di Colzate), che però per X. Delamarre avrebbe il valore di ‘suolo, fondo’.
In alternativa si può pensare a una derivazione da NNP d’origine celt. (Bondus, *Bondius) o germanici (ad es., Bondo).
C. Marcato (1990), s. v. Valbondione; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 94; G. B. Pellegrini (1987): 112.

Bondo di Colzate
po.
Colzate, BG
•• Comparabile con Bondo (TN), più che da bunda ‘conca, convalle’ (REW 1392), ma ‘suolo, fondo’ secondo X. Delamarre, potrebbe dipendere da un *bundon ‘la base’, «gall. *bondo- ‘fondo’» (Delamarre); o anche continuare un *Bondon ‘podere di *Bondos’, o riflettere un NP germanico Bondo (G. B. Pellegrini).
C. Marcato (1990), s. v. Bondo; G. B. Pellegrini (1987): 112; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 94; X. Delamarre (2012): 93.

Bondo Petello
po.
Albino, BG
• Vd. Bondo di Colzate.

Bòrmio
po.
SO
Centro turistico valtellinese noto «anche per le fonti termali».
Burmis (822), ad locum qui dicitur Burmi (1105), de Burmio, de loco Burmii (1139), in loco Burmi (1153), de Burmi (1199).
• Secondo G. B. Pellegrini Bormio si riconduce all’ie. gʷhor- ‘caldo’, con l’esito gʷh- > b- da attribuire al leponzio (e «improbabile» per il gallico anche secondo X. Delamarre). Deriverebbe in questo caso dall’aggettivo ie. *gʷhor-mo-, gʷhor-mo- ‘caldo’.
Potrebbe però, eventualmente, risalire al gall. bormo- ‘sorgente calda’ < ie. *bhĕr-, *bhŏr- ‘gorgogliare, ribollire’. Cfr. l’io. Bòrmida (Liguria, Piemonte).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 94; G. B. Pellegrini (1990b): 100-1; J. Pokorny (2005); X. Delamarre (2008): 82-3.

Borno
po.
Cerveno, BS
• → Bórno.
C. Marcato (1990), s. v. Borno (BS).

Bórno
po.
BS
Dial. buren, bǜren.
Burnus (XI sec.), de vico Burno (1050), Burno (1123).
•• Per D. Olivieri richiamerebbe «la voce lombardo-alpina born ‘scheggia o risalto di roccia’ e il piemontese borna ‘buco’», piuttosto che riflettere un NP lat. Burnius o un germanico Borno; vd. Bornago (Pessano con Bornago, MI)].
Il lombardo born va confrontato con bòrnio ‘pietra sporgente’ (vocabolo italiano arcaico citato nei dizionari Zingarelli e Devoto-Oli), dal francese borne ‘cippo, termine, pietra di confine’, riconducibile al lat. medievale bodina ‘blocco di pietra delimitante un territorio’, forse dal gall. budina ‘truppa’; il piemontese borna risulta essere invece una voce prelat., dall’ie. *bher- ‘scavare, forare, tagliare’, da cui anche l’a. irl. bern ‘fessura, breccia, apertura’.
C. Marcato (1990); J. F. Niermayer (1993); J. Vendryes (1959-), s. v. bern; J. Lacroix (2003): 158, 160; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 93; X. Delamarre (2012): 93-4; P.-Y. Lambert (1994): 189.

Bottanuco
po.
BG
Dial. botanùk.
loco Butenuco (980), de loco Botanuho (1035), de loco Butænuho (1042), Botanugo, Botanuco (1136, 1263), de Butanugo (1136).
• Secondo D. Olivieri, da un NP lat. *Bottanus, *Buttanus («formazioni aggettivali») o Buttinus, da Buttus (W. Schulze); oppure dal NP germ. Botto, Bottanis (E. Förstemann).
Buttus è NP d’origine celt. (assieme a Butuna, Buticus, Butilla, Butrio), dal celt. buto- < ie. *bheu(H)- ‘abitare’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 95.

Bòvegno
po.
BS
Dial. böegn.
Bovegno (XII sec.), Bellandus clericus plebis Bovagnii (1193), Castro Bovagni (1219).
•• «Di etimologia incerta», a parere di D. Olivieri si potrebbe ricondurre a un prelat. *bova ‘smottamento’.
Si può forse, invece, accostare all’elemento lacunoso «VOBEN( )» di un’iscrizione reperta presso Bovegno [Staio Esdragass(i) f(ilio) Voben() / principi Trumplinorum], che è stato ricostruito nella forma di un etn. *Vobenenses – pare possibile anche un *Vobenates –, dal quale può esser tratto un poleon. *Vobenum o, meglio, *Vobenium. Bovegno potrebbe dunque esserne la continuazione, attraverso una forma *Bovenium dovuta a scambio v-b > b-v (ed eventuale paretimologia).
Per X. Delamarre l’elemento da integrare potrebbe esser stato un *Vobenati, trattandosi di un dativo, ma da Voben[ si posson ricostruire anche forme quali *Vobennon, *Vobennate, *Vobennācon.
Per A. Falileyev *Vobenenses, d’origine celt., sarebbe composto da uo- ‘sotto’ (< ie. *upo-) e *bannā, *bennā ‘punta > sommità’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 66; X. Delamarre (2012): 275; A. Falileyev (2007), s. v. Vobenenses.

Bovezzo
po.
BS
Dial. boès.
Buetio, Boveso (XIII sec.), Bovezio (1306), Buezium (XV sec.).
• Forse deriva, con suff. -iceus, dal prelat. bova ‘smottamento’, o dal lat. bos, bovis ‘bue’ o anche dal NP Bovo (D. Olivieri).
Da non escludersi un’origine celt., dalla base gall. *bou-, *bouo- ‘vacca, bue’; cfr. NNP quali Bovus, Bovius, Boessus (*Bowisso-), Bouecius e il poleon. Boves, CN.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 79-80.

Breglia
po.
Plesio, CO
Dial. breia.
•• Forse riflette un diminutivo *brigula, dalla voce gall. *brigā ‘collina, monte, altura’ > ‘fortino, torre’.
X. Delamarre (2012): 87-8.

Brembilla
io.
BG
Torrente e valle.
Dial. brembila.
• Derivato dall’idron. Brembo, con il suff. aggettivale -ilis e la desinenza femminile -a che si riscontrano nell’aggettivo lombardo sutìla ‘sottile’ (D. Olivieri).
C. Marcato (1990).

Brembilla
po.
BG
Dal nome del torrente Brembilla.
C. Marcato (1990).

Brembo
io.
BG
Brembius, Brembus (881), Brembio (1230).
•• Di probabile origine prelat., «potrebbe riflettere una base brem ‘risuonare’» (cfr. D. Olivieri).
La base è presumibilmente il celt. *brem- ‘ruggire, muggire’, dall’ ie. *bherem-, *bʰrem- ‘tuonare, ronzare’; cfr. il cimr. brefu ‘belare, muggire, ruggire’ e l’idron. (e nome di forte romano) britannico Bremia (Cosmografia ravennate, V, 31), associato ai toponimi cimr. Brefi (idron.: Afon Brefi) e Llanddewi Brefi (Dyfed).
*Bremios il “prototipo” indicato da X. Delamarre.
C. Marcato (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 72; A. Falileyev (2007), s. v. bremo-; J. Pokorny (2005): 142-3; “http://romanmap.com/htm/nomina/Bremia.htm”; “http://www.roman-britain.org/places/bremia.htm”; X. Delamarre (2012): 87.

Brembo
po.
Dalmine, BG
• → io. Brembo.

Breme
po.
PV
Dial. brèmi.
Bremedo (929), Breme, locus Bremeo, Bremita Ticinense (X sec.), Boccasius Bremma (1159), loco Bremeti (1167), de Bremete (1182), de Bremedo (1183), Brema, Bremeti, castrum Bremedo (1224), Bremetensis (aggettivo; 1226), Potestaria Bremide (1383).
•• Secondo D. Olivieri, potrebbe derivare da una formazione con suff. collettivo -ētum, come ad es. *brumētum ‘luogo soggetto alle brume’, attraverso un *Brémetum con accento ritratto, che si può riconoscere alla base di gran parte delle forme medievali.
Per un’eventuale derivazione dal gallico cfr. i NNP Braemusa, Bremiatis, Brem(us), Bremusa, Briamius, e il toponimo Bremetennacum (< *Bremetonācon ‘proprietà di *Bremetonos’), tutti dalla base brem- (brēm-), per la quale cfr. l’idron. Brembo.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 87.

Brenna
po.
CO
Dial. brèna.
de Brena (1187), locus Brena (XIII sec.), el locho da Brena con Pozolo (1346).
•• Si può confrontare con toponimi lombardi – Brenno [anche idron. ticinese] – e toscani – Brena, Brenna –, «per cui si richiamano antroponimi latini come Brenia, Brinnius» (W. Schulze), con tutta probabilità di origine celt. (D. Olivieri, S. Pieri).
Riflette forse un neutro pl. *Brennā ‘possedimenti di Brennos’. → Breno.
C. Marcato (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 42; X. Delamarre (2012): 87.

Brenno
po.
Brenno Useria, Arcisate, VA
de loco Breno (1190), Breno (1346).
• → Breno.
C. Marcato (1990), s. v. Brenna.

Brenno
po.
Brenno della Torre, Costa Masnaga, LC
el locho de Brenno (1346).
• → Breno.
C. Marcato (1990), s. v. Brenna.

Breno
po.
BS
Dial. bré.
de Breno (1184).
•• Secondo D. Olivieri, potrebbe riflettere l’antroponimo celt. Brennos; cfr. Breno, presso Bergamo, ad Brene nel 1110.
Si può ipotizzare un originario *Brennon ‘proprietà di Brennos’. Brennos, assieme a Brenia, Brinnius, Brinnia, deriva probabilmente da *bran(n)o-, *bren(n)o- ‘corvo’ (gall. *branos); cfr. l’a. irl. bran e il cimr., corn., br. bran ‘corvo’ > (nei NNP) ‘il guerriero, il capo’.
J. Lacroix suggerisce un tema gall. *brenn- (o una radice gall. *bren- ‘fango’) per toponimi connessi con paludi o «terreni umidi». E qui in effetti il paese di Breno si trova sulla riva sinistra dell’Oglio.
C. Marcato (1990); J. Lacroix (2007): 110-1; J. Lacroix (2005): 197; J. Lacroix (2003): 181; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 85; X. Delamarre (2012): 87.

Brescia
po.
Brixia (Catullo, XVII, 33; Livio, XXXII, 30; Plinio, N. H., III, 130); Actum Brixia (761), infra civitate Brixia (1039-1041), Acto Brisia (1042), Actum civitate Brisia (1043).
•• Dal lat. Brixia, d’origine celt., da una formazione *brig-s-iā ‘le Alture’ (‘la collina, l’altura’, secondo X. Delamarre, da *bʰr̥ĝʰ-syā), a base *brig-s- < *brig- ‘altura’ (dall’ie. *bʰerĝʰ-, *bʰr̥ĝʰ- ‘alto, eminente’). Vd. Brescello.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 103-4; G. B. Pellegrini (1990b): 113-4; X. Delamarre (2008): 87; A. Falileyev (2007); P. Anreiter, U. Roider (2007): 105-6; X. Delamarre (2012): 89.

Brevia
po.
Castelnuovo Bocca d’Adda, LO
• Per D. Olivieri probabilmente dal gall. brīva ‘ponte’.
G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 123; X. Delamarre (2008): 89.

Brianza
co.
MB, CO, LC
in Brianza, monte Brianza (sec. XIII).
•• Secondo G. B. Pellegrini, riflette il celt. *Brigantia, derivato da *brigant- ‘che emerge’ ‘che sovrasta’ [‘eminente, elevato’], e va confrontato con l’a. Brigantio, attuale Briançon (Brigantione, in Itinerarium Antonini, 341, 5) e l’etn. Brigantes, ‘abitatore dei monti’ o ‘alti’, ‘nobili’ [‘Eminenti’].
X. Delamarre ritiene *Brigantiā un «toponimo personale» col valore di ‘proprietà di Brigantiā’.
Cfr. anche il celt. brĭga < *bʰr̥ĝʰā ‘monte, roccaforte’ (dall’ie. *bʰerĝʰ- ‘alto’).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 110; G. B. Pellegrini (1990b): 122; X. Delamarre (2008): 87; X. Delamarre (2012): 88.

Briènno
po.
CO
Dial. brièn.
comune burgensium de Briennio (1335).
•• Da D. Olivieri Brienno è stato associato (però «piuttosto dubitativamente») al celt. *brig(a) ‘monte’» [gall. briga ‘collina, monte’]. Un analogo dileguo della g si sarebbe verificato in *Brigantia > Brianza.
Da non escludersi però un etimo dal gall. brīgo- ‘forza, vigore’: cfr. i NNP Brigenus, Briginus, Briginna e due toponimi derivati dall’antroponimo Briennus (da un possibile *Brigennus) con il suff. -ōnem: Briannon-sur-Armançon (Yonne), Briennom (VI sec.), Brienno (1138); Brinon-sur-Beuvron (Nièvre), Villa Briennonis (935) — toponimi che però X. Delamarre riconduce a un *Brīuāno-magos ‘mercato (presso il) del ponte’ (o ‘di *Brīvānos’). Un toponimo a. Briginnum è supposto da A. Falileyev per «Serre de Brienne, Brignon (FRA)».
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Briginnum; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 86-8; A. Dauzat (1978); X. Delamarre (2012): 90.

Brione
po.
BS
Dial. brióne, breó, briù.
sortibus Brioni (1235).
•• Ritenuto «di origine incerta»: dal celt. brig- ‘altura’ [gall. briga ‘collina, monte’] + il suff. -ōne, oppure da *brigo-dūnum ‘rocca’; o eventualmente dal longobardo braida [‘campagna presso la città’] con il suff. -ōne (D. Olivieri, G. B. Pellegrini). Vd. Duno (VA).
Potrebbe trattarsi invece di un «toponimo personale» *Brīgiū, *Brīgionon ‘proprietà di Brīgios’, dal teonimo *Brīgios ‘Il Vigoroso’: un formazione *Brīgios (deus) → *Brīgiū, allo stesso modo di *Aballos (deus) → *Aballū (Aballō) o Vesontis (deus) → Vesontiō. Cfr. i vari toponimi francesi Brion (Indre, Isère, Lozère, Maine-et-Loire, ecc.).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 122-3; X. Delamarre (2008): 88; X. Delamarre (2012): 89.

Brivio
po.
LC
Dial. brìvi.
vico et fundo Brivio (969), in Brivio (1006), loco Brivio (1150).
•• Probabilmente dal gall. brīva ‘ponte’ (D. Olivieri).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 111; G. B. Pellegrini (1990b): 123; X. Delamarre (2008): 89; X. Delamarre (2012): 91.

Broni
po.
PV
Dial. bròn.
Teopertus de Breonis (placito piacentino dell’859; corrispondenza incerta [vd. "http://www.comune.broni.pv.it/"]), Brona (1047), Bruna (1048), Bronna (1119), Razo da Bronne (1148), in loco Bronne (1187).
•• A parere di D. Olivieri deriverebbe dal lat. prunus ‘pruno’, nella forma pruni, anche se risulta «difficile conciliare la forma attuale in -i con l’antica in -a»; senza fondamento invece l’ipotesi di connessione all’etn. Ambrones formulata in passato.
Potrebbe però essere in relazione con i temi gall. brunnio-, bronnio- e -bru, bron- ‘seno, petto’ (gall. *brū, gen. *bronnos < *brusno-, cui corrispondono le forme latinizzate -brō, -bronis), e i toponimi Bronium (Belgio), Brona (Betica), *Bronnā > Bronne (Marne), *Broniolā (Bruniola nel X sec.) > Brignoles (Var), e il cimr. bron ‘seno, mammella; collina’. Il centro infatti è posto «alla base delle colline dell’Oltrepò pavese».
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 348; X. Delamarre (2008): 91-2; X. Delamarre (2012): 91.

Brughèrio
po.
MB
Dial. brüghé («e, pare, anche brié attraverso brujé»).
in Brugerio (1174), de Brugerio (1183).
• Secondo D. Olivieri, Brugherio deriva dal [lat.] medievale brugarium, dal gall. *brūcus (cfr. il milanese brüghera e il piemontese brüèra ‘scopeto’).
Brugarium è variante di brugaria (nel latino medievale le forme femminili erano più usuali), continuazione del lat. popolare *brūcāria ‘campo di erica’, dal gallo-romano *brūca, *brūcus ‘erica’ (< gall. uroica). Cfr. l’a. irl. froích, fróech e il cimr. grug, dal celt. *wroiko-; il br. brug, da brūca.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 91, 328.

Brumano
po.
Alzano Lombardo, BG
Vicanis Bro[manensibus] Anesiatibus (I sec. d.C.).
• Va confrontato con i Vicanis Bro[manensibus] di un’epigrafe (forse del I sec. d.C.) reperta a Nese, attestante dunque un antico vicus Bromanus (G. D. Serra). → Brumano (BG).
Secondo A. Falileyev Bromanenses – «if Celtic and late» – potrebbe esser connesso col celt. brog- ‘territorio, paese’.
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Bromanenses; P.-Y. Lambert (1994): 190; X. Delamarre (2008): 90-1.

Brumano
po.
BG
Dial. brömà.
Vicanis Bro[manensibus] Anesiatibus (I sec. d.C.).
• «Potrebbe riflettere un vicus Bromanus d’età romana»: vd. Brumano (Alzano Lombardo, BG). S’è anche suggerito possa derivare da bruma ‘inverno’, per la «posizione veramente invernale», ma tale etimo pare poco convincente.
C. Marcato (1990).