Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







domenica 17 ottobre 2010

Toponimi della Lombardia di possibile origine celtica (P - Z)


Parre
po.
BG
Dial. par.
vico et f. Parre (928), in Parre, loco de Parre (1118).
•• Per D. Olivieri potrebbe derivare da un cognomen lat. Parra.
Forse però va identificato con la scomparsa Parra, città “antenata” di Bergamo, ricordata da Plinio in N. H., III, 125: interiit oppidum Oromobiorum Parra.
Secondo X. Delamarre, il toponimo (e NP) Parra risale forse al tema gall. *pari(o)-, *parr- ‘calderone, paiolo’, dal celt. comune *kʷari̯os < *kʷr̥i̯os. Cfr. la voce gallo-lat. *parium, *pariolum (> italiano paiolo), il toponimo Parro-dunum ‘Forte del Caldaio’, o forse ‘Forte di *Parros’, l’etn. Parisii ‘quelli del caldaio’ [oppure ‘il popolo della lancia’ o ‘quelli efficaci, i sovrani’], da cui deriva il poleon. Paris ‘Parigi’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 246; X. Delamarre (2012): 214; A. Falileyev (2007), s. vv. Parisii, paro-.

Pèglio
po.
CO
Dial. pèi.
Pellio montis Grabadone, comune loci de Pilio montis Domaxii (1335).
•• Secondo D. Olivieri, Peglio deriva dal NP lat. Pellius.
Pellius, con Pelius e Pellios, è di origine celt., dal gall. pel(l)i- (< *kʷeli-); cfr. il cimr., corn., br. pell ‘lontano’ [< radice *kʷel(s)-] e Pèio, TN.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 246-7; X. Delamarre (2012): 214.

Pèllio Intelvi
po.
CO
Dial. pèi.
comune de Pello superiori et inferiori (1335).
• Dal NP lat. Pellius (D. Olivieri). Vd. Pèglio.
C. Marcato (1990).

Pennaso
po.
Bellano, LC
• Secondo G. D. Serra, da *Pennacis (abl. loc.), dal NP gall. Pennus (M. G. Tibiletti Bruno), da penno- ‘testa, estremità’; cfr. i NNP Pennius e Pennausius, e il cimr. e a. corn. pen, l’a. br. penn ‘testa, estremità’.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 248.

Rea
po.
PV
• Toponimo raffrontabile con il veronese Reda, Rea, da *reda ‘sentiero, viottolo’, e il canavesano rea ‘ciglione erboso di monte’ (D. Olivieri).
Reda, con il diminutivo rédola del toscano, è ritenuto aferesi di vereda ‘sentiero, viottolo’, voce presente in catalano, spagnolo, portoghese; deriva dal lat. medievale vereda ‘via usata dai corrieri’, connesso al lat. verēdus ‘cavallo da posta’, dal gall. ueredus < uoredus ‘cavallo, corsiero’, composto di uo- > ue- ‘sotto’ e rēd- ‘correre a cavallo, andare in carro, viaggiare’.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 229; J. F. Niermayer (1993); X. Delamarre (2008): 314; “http://www.etimo.it/?term=redola”.

Redona
po.
Bergamo
in Raudo (prima del 909), de Raudona (1022), de vico Raudona (1034), de Redona (1304).
• Forse da un prelat. *raud- ‘rosso’, o da una forma *raudo-, gall. latz. o presentante lo scambio au / ou riscontrabile in altre voci galliche, dal gall. roudos < ie. *roudho- ‘rosso’. Cfr. Rho, ma anche Redona (Tramonti di Sopra, PN).
X. Delamarre (2008): 262.

Redone
io.
BS, MN
• Secondo A. Costanzo Garancini va accostato all’etn. gall. Redones. Questo, interpretabile come i ‘Conduttori di carro’, ha come base rēd- ‘correre a cavallo, andare in carro, viaggiare’ < ie. *reidh-. Forse Redone, se idron. di origine celt., potrebbe risalire invece al celt. ret- ‘correre’ (ie. *reth- ‘correre’), da cui il gall. ritu-, rito- ‘corsa’ (cfr. il teonimo Ritona).
A. Costanzo Garancini (1975): 92; X. Delamarre (2008): 254-5, 258-9.

Rho
po.
MI
Localmente , .
Raudum, Rhaudium, Rhaudum, Rhode, Raude (846), vico et fundo Raudo (871), da Rode (1105), de Rode (1123, 1133), de Raude (1140, 1147), da Rodi (1145), la corte o locho da Rò (1346).
•• L’-au- delle attestazioni medievali potrebbe essere etimologico oppure dipendere da una «falsa etimologia» (erroneo ripristino di un -au- lat. creduto originario). Se la -o- fosse originaria, si potrebbe pensare a una formazione da un NP germ. [antico tedesco] come *Rodo [Hrodo] (cfr. Hrothi, Hrodhi, in E. Förstemann [anzitutto i NNP longobardi Rodi, Rodo, e altri a base Rod-, Rhod-, dal germ. *hrōþ- ‘fama’]). Si sono proposte varie altre etimologie, tra le quali: il lat. aratus ‘arato’; la forma aggettivale *areatus; un prelat. *raud- ‘rosso’ [cfr. però anche il NP longobardo Raudingus, dal germ. *rauða- ‘rosso’]; un gall. latz. *ratum, dal gall. *raton, presente nel toponimo composto Ratomagus (G. D. Serra). È probabile che l’-h- di Rho (e dell’etn. Rhodensi) sia di origine dotta (forse influsso di Rhodos ‘Rodi’), a meno che non sia un «ricordo lontano» dell’h presente in qualcuna delle forme germaniche sopra menzionate.
Alla base del toponimo si può forse ipotizzare un celt. *Raudon (*Roudon) ‘proprietà di *Roudos’, NP corrispondente al gall. roudos < ie. *roudho- ‘rosso’.
Il poleonimo gall. Ratomagus, Ratumagos è formato da rato-, ratu- ‘fortuna, grazia’ (tema attestato in antroponimi, ma solo composti) + -mago- ‘campo’ e ‘mercato’.
C. Marcato (1990); N. Francovich Onesti (1999): 203, 210; X. Delamarre (2008): 261-2, 253-4, 213; X. Delamarre (2012): 219.

Rino
io.
BS
•• Così come l’appellativo «bresciano medievale rinus ‘rivus’» – cui corrisponde –, si riconduce a un tema gall. *rīno- < *reino-, formato sulla radice ie. *rei- ‘scorrere’. Cfr. l’idron. Reno (Toscana, Emilia).
C. Marcato (1990), s. v. Reno; G. B. Pellegrini (1987): 109; G. B. Pellegrini (1990b): 120; X. Delamarre (2008): 256; X. Delamarre (2012): 220.

Rino
po.
Sonico, BS
• Probabilmente da accostare all’idron. Rino.

Ro
po.
Montichiari, BS
• Per G. D. Serra dal toponimo gall. *Ratum. → Rho.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 206.

Robbio
po.
PV
Dial. ròbi.
Retovina, Retovinis (Plinio, N. H., XIX, 9); de Rodoblo (1098), de Rodobio (1170, 1172), de Redompo (1173), Redobium (1250), Locus Redobii (1383).
• Probabilmente dal lat. *Retovium, per A. Falileyev toponimo di «non sicura celticità» e difficilmente riconducubile al gall. *rectu- ‘legge, diritto’. Potrebbe però derivare dalla base celt. *ret- < ie. *reth- ‘correre’; cfr. l’a. br. ret e l’a. cimr. retec, cimr. rhedeg ‘correre’.
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Retovium; X. Delamarre (2008): 258-9; A. Falileyev (2000).

Rodano
io.
Cremona
Antico fiumicello cremonese, chiamato Cremonella nel 1027.
Rodano (961), prope rivolum Rodanum (1021).
• Per A. Costanzo Garancini sarebbe connesso con i NNP celt. Rodo, Rodulo. Vd. però il poleon. Ròdano.
X. Delamarre non riporta Rodulo, bensì solo Rodo, da roudo- (raudo-) > rōd-, rūd- ‘rosso’.
A. Costanzo Garancini (1975): 87; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 260, 262.

Ròdano
po.
MI
el locho da Rodan (1346).
•• Secondo D. Olivieri deriverebbe da un NP germ. Rodo, Rodulo (Hrothi, Hrodolo in E. Förstemann) e sarebbe confrontabile con i toponimi Rodano (presso Como), Rodolo (Colorina, SO) e l’idron. emiliano Rodano, oppure potrebbe riflettere un prerom. *rodanos, cui risalirebbe l’idron. francese Rodano.
Per ciò che riguarda una possibile provenienza germanica, sono attestati gli antroponimi di origine longobarda Rodulo, Rodulus (Lucca, 720-771), Rhodanus, Rodanus, Rodano (nord Italia, 575), tutti dalla base germ. *hrōþ- ‘fama’.
Quanto a un’origine celtica, si considerino i NNP d’origine gall. Rotanus (< roto- ‘ruota, corsa’), Ro-danus, Rho-danus e l’idron. Rho-danus < *Ro-danos ‘il grande fiume’ (nel senso di ‘fiume buono, favorevole, che sostenta’), da ro- ‘molto, troppo’ (con gli aggettivi) e ‘grande’ (con i sostantivi) + *dānos < tema ie. *dānu- ‘fiume’ (per A. Falileyev dall’ie. *deh2- ‘scorrere’); cfr. anche il NP Eri-danus e l’idron. Danuvium (il Danubio).
Forse non si può del tutto escludere un originario *Ro-danon ‘proprietà di *Rodanos’, da un personale significante ‘grande giudice’, ‘magistrato’, o ‘curatore’, composto di ro- + il gall. *dan(n)os ‘magistrato, curatore’; cfr. NNP come Ar-danus, At-danus, Dannus, Danius, Dannia.
C. Marcato (1990); N. Francovich Onesti (1999): 203; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 260, 135; X. Delamarre (2012): 222; A. Falileyev (2007), s. vv. Rhodanus, dānu-.

Rogno
po.
BG
de Rogno (1255).
• Secondo D. Olivieri, potrebbe esser connesso con la voce rogna, nel senso di ‘terreno infecondo’.
Forse invece deriva da un antroponimo di origine celt.: Ronius (< rono-) o Runnius (< rūno- ‘segreto, mistero, incantesimo’; cfr. il NP Runus). Vd. anche Vendrogno.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 122-3.

Saronno
po.
VA
Solomnum (796; identificazione non sicura), Solonno (1174), Serono (XIII sec.).
•• Per D. Olivieri, se l’attestazione del 796 fosse certa [cfr. il Solonno del 1174], il toponimo potrebbe ricondursi a un NP lat. quale Solonius o Solonas (W. Schulze).
Solonius è d’origine celt., probabilmente da *Su-lōn-io- < *Su-loun- ‘buona ricchezza, buon guadagno, buona sorte’, da su- ‘buono, bene’ + louno-; cfr. i toponimi a. Solona (‘proprietà di *Solōnos’), So-lṓnion, So-loniacum, So-lonianum, Sulloniacae.
La forma Serono invece fa pensare a un originario *Sironus, *Seronus, affine a Sirona (teonimo), Sironius, Serona (plausibile variante di Sirona), dal celt. *sīro- ‘lungo’ o dal gall. *stīr- ‘stella’ < celt. *ster- (*stēr-), cfr. l’a. irl. e il cimr. ser ‘stella’ — per il teonimo Sirona X. Delamarre ipotizza una forma *Stēronā, invece J. Lacroix un’origine da un radicale idronimico *sti-r-, forse presente anche nel lat. stilla ‘goccia’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 282-3, 197, 275, 281; J. Lacroix (2007): 175-80; X. Delamarre (2012): 238, 240.

Scanzorosciate
po.
BG
vico Scantzes, de Scanties, Scanzo (dall’840 al 1164), in Scanse (ante 909), Scanzo (1019); Rossiate, Rusciate (documenti medievali), Russiate (1019), de Rusiate (1026).
• Toponimo costituito dai nomi delle frazioni di Scanzo e Rosciate.
Scanzo, per D. Oliveri, deriverebbe dal gentilizio lat. Scantius; Rosciate si configura come «formazione aggettivale» in -ate dal NP lat. Roscius (D. Oliveri, G. Rohlfs).
Ambedue gli antroponimi son ritenuti di origine celt. da X. Delamarre: Scantius, con Scantilius, dalla base scant- (da associare all’a. irl. scend- ‘saltare’?); Roscius, con Roscianus, Ruscus, Ruscatu, Rosculi, probabilmente dal gall. *rūscā ‘corteccia’ > ‘alveare’, da cui il francese ruche ‘alveare’, l’italiano settentrionale rüsca ‘corteccia’ (ma termine preie. per E. Campanile, perché presente anche in Sardegna, Sicilia, Calabria).
C. Marcato (1990); J. Lacroix (2005): 78; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 262-3.

Sebino
lo.
BS
Nome antico del Lago d’Iseo.
Sebinus lacus, Sebinnus (Plinio, N. H., III, 131).
•• Dal lat. Sebinus. A. Costanzo Garancini lo accosta all’etn. Sebuini vicani (epigrafe di Angera, VA) e all’etn. Sebates, per il quale vd. Sebatum (S. Lorenzo di Sebato, BZ). Potrebbe derivare da una radice *seb-/*sev- prelatina, forse celtica.
C. Marcato (1990), s. v. Iseo; A. Costanzo Garancini (1975): 79; M. T. Grassi (1991): 114.

Seprio
po.
Castelseprio, VA
• → Castelseprio.

Sèrnio
po.
SO
Dial. sèran.
de Serni (1174).
• «Di origine sconosciuta» per D. Olivieri. Secondo R. Sertoli Salis Sernio potrebbe derivare da un NP lat. *Sernius «supposto sulla base di Sarnius».
Sernius risulta però attestato, assieme a Serninus, Con-sernia e Su-serna, tutti da una base celt. serno-. Anche Sarnus, d’altra parte, è collocato da X. Delamarre tra i nomi d’origine celt., da una base sarn- (da confrontarsi, forse, con il cimr. sarn ‘carreggiata’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007).

Sèveso
io.
CO, MB, MI
usque ad flumen Sevisi (1185); Sevese, Suesa, Suese.
• «Di origine molto incerta». S’è ipotizzato derivi da una radice preromana *sev- ‘acqua’ (D. Olivieri), oppure risalga al loc. pl. in -is di una forma *Sevicus, connessa a NNP gall. quali Sevvō e Sevvonius (G. D. Serra) o a un personale lat. Sevus.
Si può confrontare con la radice ie. *seu-, *seu̯ə-, *sū- ‘succo, umidità’, ‘spremere succo; piovere, scorrere’, cui si riconduce l’idron. Sava; o con alcuni NNP d’origine celt.: Sevacius, Sevius, Asevius (se *Ad-sevius), Seunius (*Sevo-nio-), Seurus, tutti dal tema aggettivale *seu(i)o- ‘sinistro’ (cfr. il cimr. asswy [aswy] < *ad-sewio- ‘sinistro’); Sevva, e il Sevvō già proposto da Serra.
C. Marcato (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; J. Pokorny (2005): 912; G. B. Pellegrini (1990b): 104; X. Delamarre (2007).

Sèveso
po.
MB
presbiter de ordine ecclesie et plebe sanctorum Protasii et Gervasii sita Seuse (996), loco Seveso (1019), de Seviso (1180), a Seviso (1185), el locho da Seveso (1346); altre forme medievali: Sevexum, Sevixum, Sewiso.
• Deriva con tutta probabilità dal nome dell’omonimo torrente, l’io. Sèveso.
C. Marcato (1990).

Sirmione
po.
BS
•• Per C. Marcato, corrisponde alla «forma obliqua» del lat. Sirmio, Sirmiōnis, toponimo di origine preromana confrontabile con l’a. Sirmium, città dei Taurisci [tribù celtica], che X. Delamarre ritiene un «toponimo personale» *Sirmion ‘proprietà di *Sirmios’. È forse nome d’origine celt., come il NP Sirmia.
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007): s. v. Taurisci; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 238.

Sueglio
po.
LC
Dial. suéi.
Suello (XIII sec.).
•• Per D. Olivieri riflette un antroponimo lat. Suellius o Suillius.
X. Delamarre pone Suellius (Suellios, Suellus) e Suillius tra i NNP di origine celt. Si possono confrontare con Nanto-suelta, con -suelta riconducibile a un tema-radice *su̯el-, dalla base ie. *sh2u̯el- ‘sole’.
Può trattarsi perciò di un a. *Suellion (*Suillion) ‘proprietà di Suellios’ (‘di *Suillios’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 277-8.

Suìsio
po.
BG
fundo Sevisio (819), vico Suisio (953, 972), de vico Sevisio (975), de Sevixio (997), de Sovixio, loco Sevisio (1010), de loco Sevixio (1023, 1037), castro Sevixio, de loco Sovisio (1058), de Sovixio (1304).
•• «Di origine incerta». S’è ipotizzato possa riflettere un NP lat. Suitius, oppure derivare da un aggettivo *suicius, da sus ‘maiale’ (D. Olivieri); se fosse «nome antico», potrebbe essere accostato a Sèveso.
Si può altresì ricondurre al NP di origine celt. Suiccius (*Su-viccio-), da su- ‘buono, bene’ + viccio- < uic(o)- ‘combattente, vincitore’ (cfr. anche i NNP Suicca, Viccius, Viccio). Preferisce tale associazione anche X. Delamarre, che ultimamente ha ipotizzato un *Suuiccion ‘proprietà di *Suviccios’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 282, 317; X. Delamarre (2012): 244.

Taìno
po.
VA
Dial. taìn.
Tainum (latino ecclesiastico).
•• Di «origine incerta». D. Olivieri ipotizza possa essere una forma diminutiva del fitonimo lombardo tei ‘tiglio’, confrontabile con l’acc. taión per teión; oppure derivare da un NP a., quale Tacinus o Taginius.
Per un’eventuale origine celt. dell’antroponimo cfr. i NNP Tagus, Tagius, Tagidius, Taccus, dalla base tago- (tāgo-) > tacco- ‘organizzatore, capo’. Da non escludersi del tutto una derivazione di Taino da un a. *Tadinus, forse dal NP Tadius, per X. Delamarre di origine celt.
Questo linguista trae un NP *Tāginos dal toponimo Tagenac (Cantal), da un possibile “prototipo” *Tāginācon, però le forme attuali Taìno, Taìn del poleonimo in esame postulano un suff. -īno-.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 431; X. Delamarre (2012): 244.

Talamona
po.
SO
curtis Talamona (1026), Talamona (1187), in territorio Telamone (1193).
• Richiama i toponimi Talamone (GR) e Monte Talamone (AR), ricondotti da S. Pieri a un NP etrusco *Telamone.
Per C. Salvioni e A. Prati si tratterebbe invece, rispettivamente, di «una metatesi di *temellona da temella ‘sorbo corallino’» e di «una continuazione di una voce prelatina *talamo nel senso di ‘monte’ o ‘dirupo’».
Si può forse accostare al limnon. piemontese Talamone (VC), forse dal gall. talu-, talamon-, da una radice ie. *telh2-, *telu- ‘superficie piana’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 287-8.

Tàrtano
io., po.
SO
«Valle, paese e fiume».
Tarteno (XII sec.).
• Per D. Olivieri Tartano richiama i NNP a. Tartius, Tartonius e anche l’idron. Tàrtaro (due affluenti dell’Oglio).
Per una plausibile origine celt., vd. l’idron. Tàrtaro.
C. Marcato (1990).

Tàrtaro
io.
VR, MN, RO
Tartaro è formalmente uguale al nome di una delle sette bocche (ostia) del delta del Po, menzionate da Plinio: ostia plena Carbonaria, Fossiones ac Philistina, quod alii Tartarum vocant (N. H., III, 121).
•• D. Olivieri lo accostava ai NNP, «forse etruschi, Tartius, Tartonius».
Per X. Delamarre invece si tratta probabilmente di un celt. *tar-taros ‘che attraversa’ (dal tema gallico taro-, cfr. l’io. Taro, PR) o anche *tr̥stā-ro- ‘il secco’ (cfr. il gall. tartos ‘secco’ e i NNP Tartos, Tartus, da *tr̥sto- < ie. *tr̥s- ‘secco’).
D. Olivieri (1961): 150; A. Costanzo Garancini (1975): 13; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 290; X. Delamarre (2012): 248.

Tarvessedum
po.
Campodolcino, SO
Tarvessedo (Tabula Peutingeriana, IV, 1), Tarvessede (Itinerarium Antonini, 278, 5).
• X. Delamarre lo analizza come *taru-essedum ‘carro del toro’, composto del tema gall. taruo- ‘toro’ e del termine (gallo-)lat. essedum, prestito gallico (da *essedon ‘carro da guerra’ < en- ‘in’ + sed- ‘sedere’ + -on).
Per A. Falileyev è invece costituito da taruo- e il tema sedo- ‘sedile, sito’, dalla radice ie. *sed- ‘sedere’; cfr. l’a. irl. síd ‘tumulo; pace’, said- (tema verbale) ‘sedersi, essere seduto’, il medio cimr. gorsed ‘assemblea’.
X. Delamarre (2008): 166, 290-1; J. Lacroix (2005): 141-2; A. Falileyev (2007), s. vv. Tarvessedum, sedo-; J. Vendryes (1959-), s. v. said-.

Terdóppio
io.
NO, PV

Ticino
io.
Piemonte, Lombardia
Τίκινος (Polibio, III, 64, 1; Strabone, IV, 209), Ticinus (Livio, V, 34, 9, ecc.; Plinio, N. H, II, 224), Ticino (Itinerarium Antonini, 283, 1), Fl. Ticenum (Tabula Peutingeriana, IV, 2); Τίκινον (Strabone, V, 1, 11; Tolomeo, III, 1, 29), Ticinum (Tito Livio, XXI, 45, 1).
• Continua il latino Tīcīnus, di origine prelatina. Da tale idronimo è derivato il neutro Ticinum (Tíkinon in greco), antico nome di Pavia. Plinio (N. H, III, 124) attribuisce la fondazione di Ticinum ai liguri Laevi e Marici.
P. de Bernardo Stempel interpreta Ticinus come ‘(il fiume) che corre/scorre’, da una forma *tēkʷ-ino-s o *tikʷ-ino-s («con dissimilazione»); cfr. l’a. irl. tech- ‘correre, fuggire’ (dalla radice ie. *tekʷ- ‘correre, scorrere’) e l’idron. Ticer (= Ticis?), attuale Muga (Spagna): flumen Ticer (Plinio, N. H, III, 22), Ticis flumen (Mela, II, 89).
C. Marcato (1990); G. Petracco Sicardi (1981): 82; F. Benozzo (2002): 262; A. Falileyev (2007), s. v. Ticinus fl.; J. Vendryes (1959-).

Torno
po
CO
Dial. turn.
Turnium (forse; 1186), comune de Turno (1335).
•• Per D. Olivieri riflette la voce torno ‘collina tondeggiante’; cfr. i Torni («colline intorno a Bergamo») e le voci piemontesi torno, tor, tour ‘circolo formante la testata di una vallata’.
Per una probabile origine celt., da un *Turnon, *Turnion ‘proprietà di *Turnos’ (o ‘l’altura’ < *turno- ‘altura’), ‘proprietà di *Turnios’, cfr. i NNP Tornos, Tornionius, e i toponimi seguenti: Tournes (Ardennes) e Tourne (Gironde) < *Turnā ‘le alture’ (o ‘possedimenti di *Turnos’); Tourniac (Cantal), Turniacus nel XII sec. < *Turniācon ‘proprietà di *Turnios’; Tournon (Indre-et-L.) < *Turno-magos ‘mercato di *Turnos’; Tonnerre (Yonne) < *Turno-duron ‘borgo sull’altura’ (o ‘di *Turnos’).
Per J. Lacroix *turno- potrebbe essere un tema preceltico.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 303-4; X. Delamarre (2012): 256; A. Falileyev (2007), s. v. tur-; J. Lacroix (2003): 122.

Tregàsio
po.
Triuggio, MB
el locho de Tregasio (1346).
• Vien ricondotto da G. D. Serra a un abl. loc. *Tricacis, derivato da un personale Triccus (o Tricus).
Triccos, Triccus, Tricus sono ritenuti di origine celt. da X. Delamarre.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007).

Valvestino
po.
BS
• Secondo C. Marcato, è un composto di valle + Vestino, nome locale confrontabile con l’oron. Vesta, il poleon. Vestone e altri toponimi lombardi simili, «che sono da ritenere di origine incerta» e richiamano alcuni NNP a.: *Vestus, Vestius, Vestonius (e Vestino anche l’etn. a. Vestini, popolo italico del centro della penisola).
Sono in effetti attestati i NNP di origine celt. Vistus, Vistalus, Vestonius, Vessonius, da uis(s)u-, uist-, uest-, uess- < *wid-tu-/*wid-to-, dal radicale uid-, uēd- (ie. *weid- ‘sapere’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 317-8.

Vàprio d’Adda
po.
MI
Dial. vàver.
de loco Vauri (1097), de Vavaro (1185), Vavris (XIII sec.), el borgho da Vavero (1346).
• Forse da un lat. *vadulum ‘piccolo guado’, attraverso le forme *vadul / *vadur > *vavur > *vavr > *vavri, e con Vaprio ricostruito sul modello cavra / capra. Oppure da connettere al lat. vepres ‘cespuglio’ o al celt. *wab(e)ra [gall. vo-bero- > va-bero-] ‘ruscello’, ‘rivo infossato; valle stretta e profonda’ (D. Olivieri; FEW XVI, 92 *wabero-). → Casaletto Vàprio e Vobarno.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 324.

Varenna
po.
LC
Boccassius de Varena (1178).
• Per D. Olivieri potrebbe riflettere un NP lat. Varena (cfr. il maschile Varenus)
Da cfr. con Varena (TN), riconducibile al celt. *uar-, *uaria ‘corso d’acqua’; cfr. l’idron. Vara (SP) e i toponimi francesi Varennes (riferentisi a «terreni vicini alle rive di corsi d’acqua», spesso a «terreni incolti» o di scarso valore, talvolta a «terreni fertili»), dal gall. varenna ‘terra intrisa d’acqua’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 300; J. Lacroix (2003): 94; J. Lacroix (2005): 60-2.

Varzi
po.
PV
In Varci Sortes (X sec.), in Varci (X-XI sec.), Varci, in Varici (1034), in loco Varci (1187), in plebe de Varcio (1189), Marchinatus Vartii (1452).
•• Per G. D. Serra da un loc. pl. *Varcis, da un NP *Varcius, o preferibilmente da *Varicis < Varicus. Secondo D. Olivieri forse anche da varco ‘passaggio’.
X. Delamarre ricostruisce un *Uarciā ‘possedimenti di *Varcios’, per il toponimo a. Varcia (Itinerarium Antonini, 386, 2; Tabula Peutingeriana, II, 5), confrontabile con il NP derivato Varcianus e l’etn. Varciani (Pannonia).
Da una base celt. uarico- dipendono probabilmente i NNP Varicos, Varici (teonimo, *Vo-rix?). M.-T. Morlet riporta un personale Varicius che deriverebbe da Varius < Varus. Questi due ultimi sono collocati tra i NNP d’origine celt. da Delamarre.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 259; M.-T. Morlet (1985).

Veccana
po.
Castelveccana, VA
• D. Olivieri lo accosta a un NP a. *Veccanus, ricostruito sulla base del nome lat. Veccunius (W. Schulze).
*Veccanus e Veccunius potrebbero essere di origine celt., cfr. i NNP gallo-lat. Uecco, Uecatus, Ueconus, e Vecconius, Voconius < uo-, ue- ‘sotto’ + conius < coni-, cone- (e -cō, cū- al nom.) ‘cane’, ‘lupo’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 323-4, 131-2.

Velezzo Bellini
po.
PV
Dial. vles.
Vellezium (1452).
• Secondo D. Olivieri, dal NP lat. Veletius. Vd. Velezzo Lomellina.
C. Marcato (1990).

Velezzo Lomellina
po.
PV
Dial. vles.
•• Per D. Olivieri si riconduce al NP lat. Veletius.
Per una possibile origine celt. del poleon. — forse un a. *Veletion ‘proprietà di *Veletios’ —, da *velit- < *u̯elet- ‘veggente, poeta’ (< *u̯el- ‘vedere’), cfr. il NP Velitius e il toponimo Vauciennes (Marne e Oise), Velcianae nel 980, che X. Delamarre riconduce a un *Ueletiānā(s) ‘possedimenti di *Veletios’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 310; X. Delamarre (2012): 261.

Vendrogno
po.
LC
• D. Olivieri ipotizza possa derivare da un NP a. *Veneronius («affine a Venerius »), con -d- epentetica.
Però, con epentesi di -r-, si può ricondurre al NP di origine celt. Vindonius, *Vendonius, da uindo- ‘bianco, splendente, sacro’ (cfr. anche Vindonus, Vendonus, Vindonia). Si possono inoltre proporre due diversi etimi: *Vindo-ronius, con la seconda parte dalla base rono- ‘?’ (cfr. i NNP Ronius, Ab-ronius, Du-ronius e il poleon. Druogno, VB); *Vind(o)-runius, *Vend(o)-runius, composto con il celt. rūno- ‘segreto, mistero, incantesimo’ [cfr. i NNP Uindruna < Uindo-runā (interpretabile come ‘bel segreto’), Run(n)a, Runus, Run(n)ius, e l’a. irl. rún ‘segreto, mistero, incantesimo’].
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 319-20, 122-3.

Vercana
po.
CO
comunia de Vercana et de Livo (1335).
•• Pare coincidere col teonimo gallico Vercana [iscrizione di Bad Bertrich (Germania Superior): De(a)e Vercan(a)e] (D. Olivieri). Il toponimo corrisponderebbe dunque a un a. *Uercanā ‘possedimenti di Vercanā’.
Assieme ai NNP Verca, Vercus, Vercius, Verco, deriverebbe dal tema uerco- (< ie. *u̯erg- ‘fare, lavorare’), che secondo X. Delamarre, dal valore di ‘lavoro’ potrebbe essere passato a quello di ‘campo lavorato’ > ‘prodotto del lavoro del campo’, e forse infine, negli antroponimi, ‘(biondo come la) stoppa’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 313; X. Delamarre (2012): 264.

Vercèia
po.
SO
•• Per D. Olivieri Verceia rifletterebbe un NP lat. *Vercilia (cfr. Vercius e Vercillus).
Vercilia – attestato in due iscrizioni, da Chiusi e Roma – pare d’origine celt., come gli affini Vercillus, Vercilla, Vercella, Vercellius, secondo X. Delamarre composti con il gall. ver- (< *uper- ‘sopra’) + cello- ‘martello’ (vd. Vercelli). Si può riconoscere piuttosto nel toponimo un a. *Vercelliā (o *Vercilliā) ‘possedimenti di *Vercellios/*Vercellos’ (o ‘di *Vercillios/*Vercillos’, probabili varianti dei precedenti).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 113; X. Delamarre (2012): 264.

Verdellino
po.
BG
Verdello Minore (896, 952), de loco Verdelo Minore (1010), in Virdello Minore (1036), In loco et fundo Verdello Minore (1063).
• Diminutivo di Verdello.
C. Marcato (1990).

Verdello
po.
BG
Virdello (978), Verdello maiore (982), de loco Verdello (1017), in Verdello Maiore (1063), Actum vico Verdello (1085).
• È considerato da D. Olivieri «un diminutivo di verde» (dal lat. virĭdis).
Potrebbe tuttavia risalire a una formazione antroponimica gall. uiredo- > uirido- > uirdo- significante ‘virtus’ o ‘giustizia, verità’, da una base *uĭro- ‘uomo’ o *uīro- ‘vero, giusto’ + un suff. -do-; cfr. NNP quali Viredius, Viridius, Virdius, Viridomarus, Virdomarus.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 320-1.

Verebbio
io.
Lombardia? BG?
•• X. Delamarre riporta Verebbio, toponimo derivato da un antico Uerubius, Verubius ‘Larga-Scure’, accanto ai britannici Ueru-bium ‘id.’ e Ueru-lamium ‘Larga-Mano’. Verubius rifletterebbe un *Verubion (*Veru-biyo-n) ‘proprietà di *Verubios’, da un NP (un teonimo?) *Veru-biyo-s = ‘(che possiede) una larga ascia’, composto da una voce gall. *ueru- ‘largo’, da ritenersi «l’equivalente, scomparso in neo-celtico insulare, dell’aggettivo ie. *u̯er(H)ú- ‘largo’», seguita da un tema biyo- col valore probabile di ‘ascia’ (cfr. l’a. irl. -be e il gall. -biion ‘taglia-’).
Verebbio e il latino Verubius, registrato come idronimo («fl.») [un rio oggi scomparso?], compaiono in A. Holder: «Verubius fl. j. [= jetzt] Verebbio. Lupi, Cod. dipl. Bergom. 2, 687». La fonte documentaria è il Codex diplomaticus civitatis et ecclesiae Bergomatis (1784-1799) del canonico Mario Lupi (o Lupo).
Verubium Pr. è il nome di un promontorio scozzese (corrisponde a Duncansby Head o Noss Head), citato in Tolomeo, II, 3, 4.
A. Holder (1961-1962), T. III, col. 250; X. Delamarre (2008): 316, 75; X. Delamarre (2012): 267; "http://books.google.it/books?id=yd0CAAAAQAAJ&pg=PA1322&dq="; "http://www.romanscotland.org.uk/pages/infrastructure/Ptolemymap.asp".

Verna
po.
Rampònio-Verna, CO
•• Dal gall. *vernā ‘l’ontaneto’ più che non ‘l’ontano’, dal celt. uerno-, uerna- ‘ontano’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 314-5; X. Delamarre (2012): 265.

Vervio
po.
SO
•• Si confronta con l’omonimo Vervio di Mazzo di Valtellina (SO) e con Verva, già Verba (Valdisotto, SO). Tali toponimi, secondo D. Olivieri, dovrebbero essere di origine prelat.: cfr. il limnon. a. Verbanus (Lago Maggiore) o il NP lat. Vervinius.
In realtà Verbanus pare un composto di uer- + *bannā (→ Verbano), se non si accoglie la segmentazione Verb-āno- recentemente proposta da X. Delamarre.
Si possono invece prendere in considerazione alcuni NNP: Vervia [femminile, dal gall. *ueru- ‘largo’ (‘generoso’?)], Verbeia (probabile nome di dea e dell’attuale fiume Wharfe, Yorkshire) o un *Verbius, formato da uer- ‘super-’ + -bio- ‘tagliente, tagliatore’ (gall. -biion ‘taglia-’), o bio- < biuo- ‘vivo’ (cfr. ad esempio l’antroponimo Dago-bius ‘Buon Vivente’), oppure riconducibile a una voce gall. *verbi- ‘vacca’, supposta da J. Lacroix «per comparazione con l’irlandes fearb».
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 316, 313, 75, 77; X. Delamarre (2012): 264; J. Lacroix (2005): 85.

Vervio
po.
Mazzo di Valtellina, SO
• → Vervio (SO).
C. Marcato (1990).

Vesta
oo.
Toscolano Maderno, BS
• → Valvestino.
C. Marcato (1990), s. v. Valvestino.

Vestone
po.
BS
Vestonum (1470).
• Di «origine incerta»; vd. Valvestino.
Può essere accostato al NP di origine celt. Vestonius (*wid-tu-nio-); vd. Valvestino.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007).

Vobarno
po.
BS
Dial. boàren.
Voberna (iscrizione su cippo = CIL V 4905; secondo D. Olivieri attestazione apocrifa); de Buarno (XI-XII sec., 1175, 1195), in curte Buarni (1183), plebs de Buarno (1200).
•• C. Salvioni ipotizza sia una forma metatetica da un Bovarno, «da bove, col suffisso aggettivale -arno».
Pare invece una continuazione del lat. Voberna (vd. Tab. Med. 146), che X. Delamarre (ma prima ancora C. De Simone, la cui analisi è simile) qualche anno fa riconduceva a una voce gall. *vo-ber-no-, derivato con ampliamento -no- da un composto vo-bero- significante ‘sorgente o ruscello nascosto da un bosco’, poi ‘bosco’ – letteralmente ‘sotto-sorgente’, da una forma *u(p)o-bhĕr(u̯)o- avente come base l’ie. *bhĕr- ‘gorgogliare’, ‘ribollire’.
Vobarno andrebbe così raffrontato con diversi toponimi francesi «con Vabr-, Vavr-, Véur, Voivr-» («con uo-bero- > ua-bero-»), con l’a. irl. fobar ‘sorgente, ruscello sotterraneo’ e il br. gou(v)er, ‘ruscello’.
Per P. Sims-Williams però Voberna sarebbe un composto di uo- ‘sotto’ e di una voce equivalente all’a. irl. bern 'passaggio, varco' [in J. Vendryes (1959-): bern ‘fessura, breccia’] o al br. bern 'mucchio' [questo però da un celt. *berg-en- < ie. *bherĝh- ‘alto, eminente’].
Ora anche Delamarre divide Voberna in *Vo- + -bern-ā, associando il secondo elemento -bernā all’a. irl. bern, cui aggiunge la voce bernas ‘gola, passaggio tra due montagne’ (*bernosto-): il toponimo significava pertanto in origine ‘il passaggio, la gola’, in quanto «designazione di un passaggio secondario (Vo-)».
Gli idronimi francesi Vabre, Vavre, Vaure, Voivre, Vèbre, ecc., avrebbero un “prototipo” *Voberā ‘sorgente di sotto’, da *u(p)o-bʰĕrwā.
C. Marcato (1990); C. De Simone (1979): 261; G. B. Pellegrini (1987): 106-7; G. B. Pellegrini (1990b): 117; J. Lacroix (2003): 98; X. Delamarre (2008): 324; A. Falileyev (2007), s. v. Voberna; J. Vendryes (1959-); A. Deshayes (2003); X. Delamarre (2012): 275.

Voghera
po.
PV
Iria (Plinio, N. H., III, 49), Iria (Itinerarium Antonini, 288, 5; Tabula Peutingeriana, IV, 1); Vicum Iriae (626), Viquerae (915), Viqueria (998, 1001, 1014, 1179), de Vigueria (1178), In loco Viquerie (1180).
•• Dal lat. vīcus (‘gruppo di case, prossimo alla città’, ‘villaggio’, ‘quartiere’, ‘via’) + Iria, nome antico sia della città sia dell’attuale torrente Stàffora.
Per X. Delamarre il poleon. a. Iria, *Īriā, può darsi avesse un significato originario di ‘l’opulenta’, derivando «da *(p)ī(w)eriā con scomparsa della w intervocalica oppure da *(p)iH-rieh2», forse da una «radice *(p)eiH- ‘grasso, opulento»; cfr. il nome dell’Irlanda Íriu, cimr. Iwerddon ‘il Paese Opulento’ < *(p)īweryon. Da escludersi invece una forma gallo-romana tarda iria < *ēriā, per «l’antichità delle attestazioni».
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 382; X. Delamarre (2012): 165.

Votodrones, Vicani
etn.
Somma Lombardo, VA
HERCULI VICANI VOTODRONES V. S. (in epigrafe su ara votiva ritrovata e conservata nel cortile del Castello Visconti, a Somma Lombardo, che forse era vicus dei Votodrones).
• X. Delamarre interpreta l’etn. Votodrones come un composto significante ‘quelli che litigano per i loro diritti’, da un tema gall. «uoto- ‘diritto’?» (comparabile con l’a. irl. foth ‘diritto, rivendicazione’) e una base dren-, dron- ‘lite’ (cfr. l’a. irl. drenn ‘lite, disputa, combattimento’).
http://www.comune.sommalombardo.va.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=8882&idCat=9072&ID=9072&TipoElemento=categoria”; M. T. Grassi (1991): 114; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 327; A. Falileyev (2007).

Zanano
po.
Sarezzo, BS
Localmente Zènà.
Bitionis f(ilio) Gennanati viro suo (lapide posta su un muro di Palazzo Avogadro a Zanano); Zenate fino al 1300 [vd. “http://www.rete5.it/comunesarezzo/storia03.htm”].
• Verosimilmente dal nome rappresentato dal Gennanati dell’iscrizione: X. Delamarre vi vede un NP Gennanatis (al dat. sing.), mentre A. Falileyev lo rapporta ad un etn. Gennanates. Per questo secondo studioso la celticità del nome non è certa, e son possibili diverse interpretazioni, che risultano però «mere congetture».
Gennanatis si può forse confrontare con le voci gall. *gen(n)o- ‘discendenza, famiglia’ e *nato- ‘canto’.
A. Falileyev (2007), s. v. Gennanates; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 176-7.

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