Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







lunedì 18 ottobre 2010

Toponimi della Lombardia di possibile origine celtica (L - O)


Làglio
po.
CO
Lallium (X sec.), Lalio (1179), comune de Lallio (1335).
•• Per D. Olivieri, Laglio riflette probabilmente il NP lat. Lallius; cfr. Làllio (BG; Zogno, BG).
Lallius potrebbe essere d’origine celt.: cfr. i NNP Lallus, Lalus, Lalianus, Lallaius, Lallinus. È possibile dunque un toponimo originario *Lallion ‘proprietà di *Lallios’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 171.

Làllio
po.
BG
Dial. lài.
Lalio (875), in Lalio (ante 909), Actum vico Lalio (1012), de loco Lallo, al Lalo (1095), de loco Allio (1130), Lagio (1152).
• → Làglio.
C. Marcato (1990).

Làllio
po.
Zogno, BG
• → Làglio.
C. Marcato (1990), s. v. Làllio (BG).

Lanzo d’Intelvi
po.
CO
Dial. lanz.
comune de Lanzio (1335).
•• Per D. Olivieri dal NP germ. Lanzo.
Da non escludere una formazione toponimica sul NP di origine celt. Lancius, *Lancios, da lanc(i)-, lanco-, lanca ‘lancia’; cfr. anche il NP Lancinus, i toponimi a. Lancia (Spagna; *Lanciā ‘possedimenti di *Lancios’, o ‘la Lancia’), Lancio(n)- (Gallia) > attuale Lançon.
C. Marcato (1990); J. Lacroix (2003): 73; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 195; X. Delamarre (2012): 171.

Lario
lo.
Nome antico del Lago di Como.
Λάριος (Lários) (Polibio, XXXIV, 10, 20), Larium (Catullo, 35, 3), Larium lacum (Paolo Diacono, V, 38).
•• Dal lat. Lārius, nome di origine preromana, che a parere di A. Trombetti potrebbe derivare da una base *lar- col valore di ‘luogo incavato’ (o simile).
Secondo A. Falileyev, dipenderebbe dal celt. lāro- ‘piana, suolo’, dall’ie. *plh2-ro- < *pelh2- ‘largo, piano’; cfr. l’a. irl. lár ‘suolo’, l’a. cimr. laurplatea’ (cimr. llawr).
X. Delamarre ipotizza un *Lārios ‘il lago piatto’ (= Bodensee, Plattensee), da confrontarsi con l’a. irl. lár e il cimr. llawr < *(p)lāro- < *plōro- ‘suolo’.
C. Marcato (1990), s. v. Como, Lago di; A. Falileyev (2007), s. vv. Larius, lāro-; A. Falileyev (2000): 101; X. Delamarre (2012): 172.

Làveno
po.
Lozio, BS
•• Secondo D. Olivieri, dal lat. labes ‘frana’. Va confrontato con Laveno (Laveno Mombello, VA), Làvena (Bienno, BS) e Lavena (Lavena Ponte Tresa, VA).
Per un’eventuale origine celt., cfr. i NNP Lauenus, Lauena, da laueno- ‘felice’ (< *loueno-), cfr. il cimr. llawen ‘felice’. Potrebbe trattarsi di un a. *Lauenon ‘proprietà di *Lavenos’; cfr. i toponimi francesi Lavenay (de Lavenaio nel 1234) e Launac, che continuano probabilmente un *Lauenācon ‘proprietà di *Lavenos’.
C. Marcato (1990), s. v. Laveno - Mombello; G. B. Pellegrini (1990b): 186; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 197; X. Delamarre (2012): 173.

Lecco
po.
Dial. lèk.
Leuceris (Tabula Peutingeriana, IV, 2 e Cosmografia ravennate, IV, 30, 252); Leoquo (854), loco et fundo Leuco (879, 926), loco Leoco (959).
•• Secondo G. B. Pellegrini, riflette una voce gall. *leukos ‘bosco’, confrontabile con il lat. lucus ‘bosco’.
In realtà, alla base sia del gall. leucos ‘chiaro, brillante’ sia delle voci lat. lūx (‘luce’) e lūcus (originariamente ‘radura’, poi ‘bosco, bosco sacro’), vi è la radice ie. *leuk- ‘brillante, chiaro’.
Lecco va confrontato con NNP come Leucus, Leuca, Leucanus e il teonimo Leucetius, con l’etn. Leuci (in Belgio), con vari toponimi: Leuc (Aude; de Leoco nel 1110); Liéoux (Hte-Gar.), Lioux (Vaucluse) e Lieuche (Alpes-Mar.), dall’a. Leuca; Leucus Mons, Leucaro, Leuco-mago ‘campo chiaro’ (Gran Bretagna); nomi tutti risalenti al celt. *leuko- (da cui anche il cimr. llug, l’a. irl. lúach ‘brillante’) — Lecco continuerebbe un «toponimo personale» *Leucon ‘proprietà di *Leucos’?
Alcuni studiosi poi (A. Falileyev in forma dubitativa) fanno coincidere Lecco con il luogo di Leucerae (pure riconducibile a *leuko-), indicato nella forma Leuceris nella Cosmografia ravennate e nella Tabula Peutingeriana, ove però un copista medievale, per errore, avrebbe operato una trasposizione di Leuceris-Lecco e di Bergamo. Per altri, come riferisce C. Marcato, Leuceris corrisponderebbe invece a Lòvere, BG.
C. Marcato (1990), s. vv. Lecco, Lòvere; G. B. Pellegrini (1987): 114; G. B. Pellegrini (1990b): 126; X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 199; A. Falileyev (2007), s. vv. Leucerae, leuco-; L. Bosio (1983): 171; C. Marcato (1990).

Leggiuno
po.
VA
Legeduno (844), de Logiano (1189, 1192), Lezeduno (XIII sec., 1346), Legiodunum (latino ecclesiastico).
•• Da un NP, ad es. Laegius, seguito dal gall. -dunum (G. Rohlfs, D. Olivieri). → Duno (VA).
Altri antroponimi possibili: *Lēvios [è attestato Levus; cfr. Legé (Loire-Atlantique), eccl. de Legiaco nel 1119, e Légéville-et-Bonfays (Vosges), Legeville nel 1213, tutti e due da un *Lēuiācon ‘proprietà di *Lēvios’], *Legius [cfr. Lion-d’Angers (Maine-et-Loire): Vicus qui Legio nuncupatur, Villa Legio (1010-1035)] e forse il celt. Laedius, *Ledius (da ledu-, led-, laed-). Si veda soprattutto il toponimo *Levio-dūnon ‘forte di *Levios’ = *Levio-dunum, forma che A. L. F. Rivet, C. Smith ripristinano sulla base del Leviodanum, Leviodanium indicato in Cosmografia ravennate, V, 31, 436 (Britannia).
C. Marcato (1990); G. Rohlfs (1990): 50; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 176; A. Dauzat (1978); M.-T. Morlet (1985).

Lenna
po.
BG
• Secondo D. Olivieri, dal NP lat. Alena, Alenus; cfr. Lenno.
C. Marcato (1990).

Lenno
po.
CO
Dial. lèn.
comune de Lenno (1335).
•• Per D. Olivieri si riconduce al NP lat. Alenus; cfr. Lenna.
M.-T. Morlet ritiene che Alenus possa essere la forma latinizzata del NP gall. Alenis, antroponimo che però non compare né in A. Holder né in X. Delamarre. Questo secondo riporta invece i NNP Alennia, Allenius [sulla base dei quali si può ricostruire una forma *Al(l)en(n)os], ma ipotizza per Alenay (Somme) un *Alenācon ‘proprietà di *Alenos’; e registra inoltre i personali Lenos, Lenius, Lienus, derivati, con i teonimi Laenus, Lenus, da *lēno- (laen-, lien-) ‘bosco, bocage’.
C. Marcato (1990); M.-T. Morlet (1985); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 435; X. Delamarre (2012): 45.

Leno
po.
BS
in locum Leonis (769), loco Leonis (1059), de Leno (1183, 1194, 1195).
• Per G. D. Serra da un loc. pl. *Leunis, «nome etnico affine a quello dei Leuni della Vindelicia [Tolomeo, II, 12, 3] e della Hispania Tarraconensis [Plinio, N. H., IV, 112]». La forma Leno dipenderebbe dall’esito -eu- > -e- che si riscontra in Leuco > Lecco e in Cleusis > Chiese.
L’etn. Leuni potrebbe collegarsi al gall. leuo- ‘scivoloso, lento’ (A. Falileyev).
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Leuni; X. Delamarre (2008): 200.

Lepontine, Alpi
oo.
Ληπόντιοι (Lēpóntioi) (Str., IV, 3, 3), Lepontii (Plinio, N. H., III, 134), Lebontia (Cosmografia ravennate, IV, 30).
•• Oronimo derivato dall’etn. latino Lepontii (italiano Leponzi), di probabile origine celtica. A. Falileyev propone per l’etnico una forma ricostruita *leikʷ-ont-yo-, col significato di ‘quelli che partono’ o ‘i lasciati indietro’.
X. Delamarre accosta all’etnico il toponimo a. Duroliponte (Itinerarium Antonini, 474, 8), forse da un NP Dūro-lipontis (‘che ha un lipontis d’acciaio’?), in cui si riconosce un tema liponti-/leponti- (< *leikʷ-ont-?) il cui significato non è stato ancora individuato con certezza.
A. Falileyev (2007), s. v. Lepontii; X. Delamarre (2012): 146.

Limone
po.
Gavardo, BS
• → Limone sul Garda.

Limone sul Garda
po.
BS
Lemonum (1192).
•• L’attestazione medievale richiama l’antico nome di Poitiers: Limonum, Lemonum (Cesare), secondo X. Delamarre un *Limonon ‘proprietà di Limo(nos)’ piuttosto che ‘l’olmeto’. In ogni caso, alla base del toponimo va riconosciuto più il gall. lemo-, limo- < l̥mo- ‘olmo’ (come indicato già da D. Olivieri) che non il celt. *lēm- ‘limo, fango’; vd. anche Almenno San Bartolomeo.
Meno verosimile la derivazione proposta da S. Pieri: dal lat. lima, riferito a un fiume che «per esser di corso assai rapido, consumi molto il suolo»; senza fondamento le spiegazioni, d’ambito storico locale, dal fitonimo limone o dal lat. limen ‘confine’ (secondo A. Gnaga il paese si trovava sul «confine tra il Bresciano e la giurisdizione del vescovo di Trento»).
C. Marcato (1990); A. Falileyev (2007), s. v. Limonum; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 198; X. Delamarre (2012): 178.

Litubium
po.
PV
Forse identificabile con Retòrbido (< rio torbido < lat. riuus turbidus).
Oppida Clastidium et Litubium, utraque Ligurum (Livio, XXXII, 29, 7).
•• Era ritenuto da Tito Livio un oppidum dei Liguri.
Per A. Falileyev il toponimo, «se celtico», sarebbe una formazione litu-bio-. Il primo elemento dovrebbe essere il tema gall. litu- ‘festa’ riportato da X. Delamarre, forse derivato da una radice ie. *pleh1- ‘abbondanza, pienezza’; cfr. l’a. irl. líth ‘giorno di festa, festival’, br. lid ‘solennità, cerimonia’.
La seconda componente potrebbe essere bio- ‘che taglia’, dalla radice *bheih- ‘tagliare’ (cfr. il gall. -biion ‘taglia-’, uidu-bion ‘roncola’ < ‘taglia-legno’). O piuttosto il tema bio-, biuo- ‘vivo’, dall’ie. * gʷiu̯o-.
Anche G. Petracco Sicardi (seguendo A. Holder) aveva suggerito la base celt. litu- ‘festa’, seguita però da un suff. -ub-i̯o-.
X. Delamarre propone invece un *Litubion ‘proprietà di *Litubios’, da un NP analizzabile come *pl̥th2u-bʰiyo- ‘(che possiede una) larga ascia’ (*litu- < *pl̥th2u- ‘vasto, largo’ + *biyo- < *bʰiyo- ‘ascia’); vd., per il significato, Verubium (→ Verebbio) o Ussubium.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 60; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2008): 204, 75, 77; X. Delamarre (2012): 179, 267, 281.

Lomello
po.
PV
Dial. lümé.
Laumello, Laumellum (Itinerarium Antonini, 282, 9; 340, 2), mansio Laumello (Itin. Hierosolymitanum, 557), Laumellum (Tabula Peutingeriana, IV, 1), Laumellum (Ammiano Marcellino, XV, 8, 18), Laumellon (Cosmografia ravennate, IV, 30, 251); mansio Laumelli (VII sec.), iudiciaria Laumellense (907), infra Kastro Lomello (1070).
•• Secondo C. Marcato, Dal lat. Laumellum, formato con la voce prelat. (per alcuni celt.) *mellum, *mello ‘collina’; possibile omonimo di Leucomellus ‘monte del paese aperto’ [o ‘collina bianca’]. Cfr. Leucumellus (Tabula Alimentaria di Veleia, 3, 72; 7, 37), Lecco, Mello e l’io. Mella.
Per X. Delamarre Laumellum, gall. *Laumellon, sarebbe una forma ridotta da un *Lagu-mellon ‘proprietà di *Lagumellos’, NP composto dai temi lagu- (> lau-) ‘piccolo’ e mello- [lo stesso mello- dell’a. irl. mell ‘rotondità’ > ‘colle’ (< *mel-no-) e del br. mell ‘pallone’?]; cfr. i NNP Mellus, Mellius.
C. Marcato (1990); A. Holder (1961-1962); Delamarre (2008): 199; J. Vendryes (1959-), s. vv. mell, mul; X. Delamarre (2012): 173.

Losana
po.
Mornico Losana, PV
• Secondo D. Olivieri, dal lat. volgare *lausa, *losa ‘lastra’. Cfr. l’oron. Losane (Breno, BS).
Tale voce corrisponde al celt. *lausā, da cui, secondo P.-Y. Lambert, derivano il francese lauze, lause, l’a. provenzale lausa, il piemontese losa ‘pietra piatta’.
X. Delamarre riporta un tema losu-, louso- (lauso-), cui riconduce i NNP Lausus, Lousios, Lousucus e il toponimo Lausonna > Losanna. Vd. Lùsia (RO e – oron. – Moena, TN).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); P.-Y. Lambert (1994): 196.

Maccagno
po.
VA
loco Machagnio (XIII sec.)
• Secondo D. Olivieri, dal NP Maccagno, «tratto da Macco»; cfr. Maccagnolo (Arezzo).
Un antroponimo lat. *Maccanius potrebbe derivare da Maccus, di origine osca, ma un personale Maccus, con Macco, Macconus, Macconius, è riportato da X. Delamarre tra i nomi celt. di persona, forse da una radice *mac(c)- ‘nutrire’ (Maccanius variante di Macconius?).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 316; A. Ernout, A. Meillet (1985); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008) : 211-2.

Machèrio
po.
MI
Dial. maché.
in Macherio (XIII sec.), el borgo da Machario (1346), de Macario (1385).
• Probabilmente da un NP Maccarius. Si può anche confrontare con alcuni toponimi toscani: Maccaia, Maccaiole, Maccherina, «che in qualche caso dipendono dal verbo maccare ‘ammaccare, pestare’ con allusione a località franosa» (D. Olivieri, S. Pieri).
Maccarius può essere antroponimo di origine celt., associbile ai NNP Maccarus, Macarius, da un tema mac(c)ar- dalla radice *mac(c)- ‘nutrire’ (cfr. il br. mager ‘nutritore, allevatore’ e mag ‘nutrimento’) o eventualmente da accostare all’a. irl. macc e al cimr. mach ‘cauzione, garanzia’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 211-2; J. Vendryes (1959-).

Maclòdio
po.
BS
Dial. macló e macaló.
Maglo (1087), Maglò (1095), Maclò (XII-XVIII) [“http://www.pianurabresciana.it/Dettaglio.asp?IdPagina=12&IdNews=234”], Maclodium (1427), Machelaum (1505).
Maclodio potrebbe derivare da una forma antroponimica quale Maclò (forse connesso a Maclovio) oppure Maccalo. Si confronta forse con i toponimi Maccaloni (Bagni di Lucca, LU) e Maclino (Toscolano-Maderno, BS). Per D. Olivieri la terminazione -odio dovrebbe essere «un’aggiunta tardiva, erudita» (cfr. Salodiano, aggettivo derivato da Salò, BS).
Il NP da cui deriva è forse d’origine celt.: più che un Maclovius [corrispondente al francese Maclou, br. Malo, Malou < br. mac’h ‘garanzia, ostaggio’ (vd. Machèrio) + lou ‘luminoso’], si confrontino Maccalus (forse da *mac(c)- ‘nutrire’) e Maclonus, Maclonius (*Maglono-), da maglos > magalos ‘principe’ (< *mag- ‘grande’); cfr. i NNP Maglus, Magla, Maglo- e i toponimi a. Magalona (> Maguelonne, Hérault) = Maglona (Gran Bretagna), Magalonnum (> Moulons, Charentes).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 211-2; Gw. Le Menn (1990); A. Deshayes (2003).

Magasa
po.
BS
«Alla destra del torrente Magasina».
Dial. magàʃa.
• «Non ha chiara origine». Potrebbe derivare da un NP, designante probabilmente una proprietà fondiaria; cfr., per l’affinità, il toponimo Magazzo (Polàveno, BS) (A. Gnaga).
Alla base potrebbero esserci il gall. mago- ‘campo’, ‘mercato’ + il suff. collettivo -eto- (da cui -et-io-), oppure il tema mageto- (> mogeto-) ‘potente’, da *mag- ‘grande’, e il NP derivato Magetiu (e Mogetius), e meno verosimilmente magu- > mago- ‘servente, garzone’ (da cui i NNP Magus, Magusius, Magutus). Si può pure prendere in considerazione una formazione in -atia (o in -asia) dalla radice *mac(c)- ‘nutrire’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 212-3.

Magazzo
po.
Polàveno, BS
Dial. magàs.
• Forse da un *Magacis, abl. loc. di *Magacus, da magu- > mago- (NP Magus) ‘servente, garzone’ o mago- ‘campo’, ‘mercato’ + il suff. -ācus [-ācum]. → Magasa.
X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 212-3.

Mantova
po.
manθva (in etrusco; etn. manθvate), Mantua (Virgilio, Buc., IX, 27; Georg., II, 198), Μάντουα (Mántoua) (Strabone, V, 1, 6), Mantua Etruscorum (Plinio, N. H., III, 130); de Mantua (1178).
•• Dal lat. Mantua, ritenuto comunemente di origine etrusca, in relazione con Mantu, «divinità infera» etrusca corrispondente al Plutone degli antichi Romani (vd. Servio, ad Aen., X, 200: «Mantuam autem ideo nominatam, quod Etrusca lingua Mantuam Ditem patrem appellant»).
P. de Bernardo Stempel suggerisce invece un etimo celtico: mantu-ā ‘la città sul cammino’, dalla radice *men(H)- ‘calpestare’; cfr. il gall. mantalon ‘cammino, via’ [e il br. mont, l’a. irl. men- ‘andare’]. Per A. Falileyev, assieme all’omonima Mantua, identificata ne el Coto la Cepilla (Perales de Milla, Spagna; Μάντουα in Tolomeo, II, 6, 56), risalirebbe a un tema celt. manto-, mantu- ‘sentiero, percorso’ (< ie. *men- ‘calpestare’) — che corrisponde alla base celt. mant- ‘cammino’ indicata da X. Delamarre.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 94, 138; F. Benozzo (2002): 261; A. Falileyev (2007), s. vv. Mantua; J. Pokorny (2005): 726; X. Delamarre (2008): 215; X. Delamarre (2012): 190.

Mapello
po.
BG
fundo, vico Mapello (774), in Mapello (1006).
• D. Olivieri l’accosta ipoteticamente al milanese mappa ‘cavolfiore’, al ticinese mapp ‘pannocchia del granturco’ (il paese è posto infatti «su un poggio»); risulta invece meno probabile una connessione con il lombardo mapèl ‘aconito (Aconitum napellus)’.
Forse il toponimo si può confrontare con i NNP di origine celt. Mapillus, Mapilla, Mopillus, da map-, mop-, map(p)o- ‘figlio, ragazzo’, cfr. il cimr., corn, br. mab ‘figlio’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 215-6.

Margorabbia, Morgarabbia
io.
VA
Torrente della parte settentrionale della Valganna (VA).
•• Dalla voce celt. *morga ‘palude’ + il suff. diminutivo -abula, cfr. l’io. Mòlgora (A. Costanzo Garancini). Ci si aspetterebbe però una formazione *Morgabbia.
Forse in margo-, morga- si potrebbe vedere una latinizzazione del celt. *mrog- ‘frontiera, territorio’ (< ie. *morĝ- ‘frontiera’) oppure una variante apofonica celt. marga- (confrontabile col lat. margō, marginis) [vd. quanto ipotizzato da X. Delamarre per i toponimi antichi Margi-dunum (Britannia), Marce-dunum (> Marquain e Marquion, Francia) e l’idron. Margus (Mesia), anche se ora però quel linguista analizza Margidunum come un *Margidūnon ‘fortezza di *Margis’, con NP da un tema margi-].
Altre ipotesi: connessione con il gall. *marga ‘marna’ (vd. Marlengo, BZ); -rabbia derivato dal lat. tardo rabia < lat. rapida ‘impetuosa’ o dal lat. rabies, rabia ‘furia’, rabida ‘furiosa’, riferito all’‘impeto delle acque’ (o ancora dal prelat. *rava ‘frana, burrone, roccia scoscesa’ e ‘fanghiglia’), cfr. gli io. Rabbi (FC), Rabbies (Val di Rabbi, TN), Raviō (antico fiume ligure), Ravios (antico fiume irlandese).
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 152, 191; A. Costanzo Garancini (1975): 54; G. B. Pellegrini (1987): 178-9; C. Marcato (1990), s. vv. Rabbi, Ravarino, Ravenna; X. Delamarre (2008), s. vv. brog(i)-, glisomarga; X. Delamarre (2012): 191.

Marone
po.
BS
Dial. marù.
Pregatium cum Marono (1473).
• Da marra ‘mucchio di sassi, slavina’, dal preromano *marra, + il suff. accrescitivo o collettivo -ōne (D. Olivieri).
Una voce *marra però – stando a G. Dottin, J. Pokorny, P.-Y. Lambert, X. Delamarre, G. B. Pellegrini (e anche A. Holder) – non pare sia mai esistita in gallico.
Invece, anche sulla base del confronto con Maròn (Brugnera, PN) – Marono (1199), de Marono (1322) –, si può ricondurre Marone a un NP Maronus o Maro, che derivano dal tema gall. maro- ‘grande’ < celt. *māros ‘grande’ (cfr. l’a. irl. már, mór, e l’a. br. mor).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 169-70; X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 217-8.

Mella
io.
BS
flumine Mella (Catullo; si tratta forse del torrente Garza), Mella (Columella, XII, 11); inter stratam et Mellam (1183), Castronovo ultra Mellam (1385).
• Forse dal tema oronimico prerom., celt. o precelt., *mello- ‘collina, colle’. Vd. Lomello.
C. Marcato (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 80; J. Vendryes (1959-), s. vv. mell, mul.

Mello
po.
SO
de Melle (1193?), comune vicinantie de Melle (1335).
• Forse dal prerom., celt. o precelt. [ligure, secondo G. B. Pellegrini] *mel(lo)- ‘collina, colle’. Vd. Lomello.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 113; G. B. Pellegrini (1990b): 125; J. Vendryes (1959-), s. vv. mell, mul.

Menàggio
po.
CO
Dial menàs.
de Menasio (934, 1013, 1169), Menasi (943), de Menaxio (1187), Menaxio (1335).
• Secondo G. D. Serra, Menaggio va ricondotto a un *Maenacis, abl. loc. di *Maenacus, formato dal NP lat. Maenus (o simile) + il suff. -ācus [-ācum]. D. Olivieri pensa anche a una possibile forma asuffissale dal lat. Menacius o Menatius.
Maenus – con Menos (*Mēnos, cfr. il cimr. mwyn ‘dolce, amabile’), Maenia, Mena (*Mēna, ‘dolce’, cfr. l’a. br. moindulcis amica’), Minicius (cfr. l’a. irl. mín ‘dolce, gentile’) – è NP di origine celt., dal gall. minio-, meno- ‘dolce’ (*mēno- < *meino-).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 226-7.

Milano
po.

Mincio
io.
Veneto, Lombardia
Mincius (Virgilio, Plinio, ecc.), Mintius (Livio, XXXII, 30 e Cosmografia ravennate, IV, 36).
•• Idronimo di origine preromana, confrontabile con il NP celt. Mincius (A. Trauzzi, D. Olivieri), per X. Delamarre derivato da un tema *minco- ‘?’, riconoscibile anche in alcuni composti toponimici.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 199.

Mòlgora
io.
LC, MI, LO
fluvius Morgula (1288), Molgula (1456).
•• Secondo D. Olivieri Molgora «deve esser collegato a Morge, Morges svizzeri» (G. B. Pellegrini); risalirebbe a una forma *morgula [un diminutivo come *brigula (vd. Breglia)?], dal celt. *morga ‘corso d’acqua’, ‘palude’, o dal gall. *morga ‘confine’ – «ipotesi non [...] del tutto sicure», per G. B. Pellegrini.
La forma *morga – coesistente con la voce *broga, o piuttosto brogi, secondo P.-Y. Lambert, dal celt. *mrog- ‘frontiera’ (cfr. l’a. irl. mruig > bruig ‘paese’, da *mrogi-) – a parere di P.-H. Billy s’è conservata, più che altro, nell’idronimia della Francia meridionale. X. Delamarre, al quale una voce gall. *morga ‘frontiera’, ricostruita da FEW 6, 130, risultava nel 2008 alquanto dubbia, ha ultimamente riconosciuto il valore di ‘frontiera, limite’ a “prototipi” idronimici quali *morgā, *morgiā, *morgonos e a un tema *morgo-. Per la qual cosa definisce *Morgulā un «idronimo frontiera».
C. Marcato (1990), s. v. Burago di Mòlgora; A. Costanzo Garancini (1975): 75; G. B. Pellegrini (1987): 114; G. B. Pellegrini (1990b): 126; P.-Y. Lambert (1994): 190; P.-H. Billy (2007): 133; X. Delamarre (2008): 90-1; X. Delamarre (2012): 201.

Mozzo
po.
BG
Dial. mos.
loco Muzo (989), Muzo (1022, 1030, 1035, 1088, 1127), Muzum (1110), Muzzo (1167), de Moço (1191).
•• Secondo D. Olivieri, toponimo asuffissale dal NP lat. Motius o dal medievale Mozzo.
Motius potrebbe essere di origine celt.: cfr. il NP di origine celt. Mottius (< motu-, moto- ‘membro virile’ > ‘uomo’, cfr. l’a. irl. moth ‘membro virile’). Da non escludersi un Mutius, documentato in iscrizioni da Roma, Gottolengo, Venterol (Narbonensis) ecc., che, se celtico, potrebbe ricondursi a un tema muto- (forse variante di moto-) o mūto- (< ie. mū- ‘muto’); cfr. anche i NNP Mutacus, Muticus, Mūtinos, Soli-mutus.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 229-30; X. Delamarre (2012): 202.

Musso
po.
CO
Dial. müs.
Mussio (1335).
• Per D. Olivieri, toponimo asuffissato dal NP lat. Mutius.
Vd. però Mozzo.
C. Marcato (1990).

Nesa
io
Alzano Lombardo, BG
Torrente che passa per Nese.
• → Nese.
A. Costanzo Garancini (1975): 75.

Nese
po.
Alzano Lombardo, BG
Vicanis Bro[manensibus] Anesiatibus (iscrizione di Nese, del I sec. d.C.); in Anesio (910), vico et f. Annexie (987), de loco Anesie (1055).
• Da Anesiates, etn. dei vicani, si può ipotizzare che il vicus si chiamasse *Anesium o *Anesia, toponimo forse di origine celtica, da an- ‘non, in-’ + *-esi- (NNP di origine celt. Esiannus, Esiata, Esica, Esico), oppure aesi-, aisi- (NNP Aesia, Aesidius, Aisa...).
A. Costanzo Garancini (1975): 75; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 43; A. Holder (1961-1962).

Oglio
io.
Lombardia
Ollius (Plinio, N. H., III, 118; Cassio Dione, LIV, 20), Ollius (Cosmografia ravennate, IV, 36); Olleum, Oleo, Ogium (sec. IX).
•• Per D. Olivieri dal lat. Ollius, forse di origine celt., da *ol- ‘grande’ [tema celt. ollo-, cfr. l’a. irl. oll ‘grande’], o derivato da una base ie. *olo- ‘tutto’, oppure di origine ligure o ancora confrontabile con un NP lat. Ollus [in realtà di origine celt., come Ollius, Ollia]. Ma secondo C. Marcato, «anche questo nome potrebbe rientrare nel quadro idronimico comprendente Olona». Vd. pertanto l’idron. Olona.
Per A. Falileyev potrebbe anche essere attribuito a una lingua diversa dal celtico. Ma per X. Delamarre si tratta di un originario *Ollios ‘il grande fiume’, riconducibile verosimilmente al tema celt. ollo- ‘grande’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 240; A. Falileyev (2007), s. v. Ollius; X. Delamarre (2012): 210.

Olginasio
po.
Besozzo, VA
de Orcinaxi (1158), Olzinasio (1346).
• Per G. D. Serra, toponimo gall. da Aucinacis (M. G. Tibiletti Bruno). Aucinacis sembra un formazione in -acis (abl. loc.) da Aucinus < NP di origine celt. Aucius, con Aucissa, Auco, Aucilius, dalla base auci-. Da non escludere una derivazione da *Olcinus o *Ulcinus.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007).

Olona
io.
VA, MI
Olonna (Cosmografia ravennate, IV, 36), Oronna, Olona, Ollona (VIII-X sec.).
•• «Si è voluto accostare ad una radice celtica *ol ‘grande’ (D. Olivieri). H. Krahe ha proposto invece una derivazione dalla radice ie. *el- / *ol- ‘scorrere’ (apparterrebbe al filone “europeo antico”).
Secondo A. Falileyev, «se celtico», va ricondotto al gall. ollo-, confrontabile con l’a. irl. oll ‘grande’ [e il cimr. corn. br. oll ‘tutto’].
Il tema ollo- ‘grande’ (‘tutto’) è anche alla base di NNP di origine celt. come Ollus, Ollia, Olluna.
X. Delamarre riporta l’idronimo in una forma ricostruita *Ollonā, ma non avanza alcuna ipotesi etimologica.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1990b): 368; A. Falileyev (2007), s. v. Olonna; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 240; X. Delamarre (2012): 211.

Olonium
po.
Gera Lario, CO
Aneuniates («GERA - Iscrizione dedicata a Giove dagli Aneuniati»).
•• Qualora Olonium fosse un toponimo antico, potrebbe forse ricondursi al gall. ollo- ‘grande’, o essere interpretato, con X. Delamarre, come un *Ollonion ‘proprietà di *Ollonos’; cfr. l’io. Olona e Ugliacco (Villareggia, TO).
Se invece fosse attestato solo nel (o dal) Medioevo – «Della località di Olonium non si ha notizia prima dell'età longobarda», ricorda infatti G. Patroni –, dal nome dei vicani, gli Aneuniates, inciso sul «frontespizio di un’edicoletta» dedicata a Giove Ottimo Massimo (reperto nel 1907 a Gera Lario da A. Giussani), si potrebbe trarre il nome del vicus: una forma lat. *Aneunium, forse passata successivamente ad *Anonium e *Alonium (cfr. per Ossuccio, la forma a. *Ausucium ricostruita sulla base dell’etn. Ausuciates) – nelle “Notizie degli Scavi di Antichità” dell’”Accademia dei Lincei”, edite nel 1909, sono in effetti elencati i seguenti nomi tratti da «carte medioevali»: «Olonium, Orognium, Adelonium, Adalonium, Alogno, Anonio», nomi che vanno riferiti, a parere di A. Giussani, ad un’antica «borgata» che in epoca romana sorgeva forse nel Piano di Spagna.
Un *Aneunio- potrebbe ricondursi al gall. «aneunos ‘ispirato’?», da *anauno- < *anəmno-, formato con un suff. participiale -mno- sulla base ie. *anə- ‘ispirare, respirare’ (cfr. NNP quali Aneuno(s), Aneuni-cnos, Anunus).
Ma può anche darsi che Aneuniates, come pensava G. Patroni, sia un «idiotismo dialettale originato da dissimilazione per Anauniales», sia «una forma parallela» dell'Anaunenses usato da alcuni scrittori cristiani in luogo dell’etn. Anauni (vd. il co. Anaunia, TN). La lapide quindi potrebbe indicare «non il sito della città degli Aneuniati, ma quello di un santuario, ove gli Aneuniati dedicarono un ex-voto».
M. T. Grassi (1991): 114; “http://www.archive.org/stream/notiziedegliscav06realrich/notiziedegliscav06realrich_djvu.txt”; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 240, 45, 49; X. Delamarre (2012): 211.

Onno
po.
Oliveto Lario, LC
• → Ono San Pietro.

Ono Degno
po.
Pertica Bassa, BS
Ono, Hono (inizi del ‘600).
• → Ono San Pietro.
C. Marcato (1990), s. v. Ono San Pietro.

Ono San Pietro
po.
BS
Dial. dó.
Donnum (latino ecclesiastico), Hono (1493).
•• Come per Onno (Oliveto Lario, LC) e Ono Degno (Pertica Bassa, BS), secondo D. Olivieri, potrebbe trattarsi della continuazione del lat. donum con il significato di ‘patrimonio dotale’.
Non si può escludere però una derivazione dall’antroponimo di origine celt. Donnus [< don(n)o-, doni- ‘nobile’, cfr. anche i NNP Donna, Don(n)o, l’a. irl. donn ‘nobile, elevato’] o dal fitonimo gall. onno- ‘frassino’; cfr. i NNP Onna, Onno, Onnius, Onius, Onnio, Onnacos, e il toponimo Onay (Haute-Saône) < *Onnācon ‘proprietà di *Onnos’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 147, 241; X. Delamarre (2012): 140, 211.

Òsio Sopra
po.
BG
Dial. ö́s sùra.
Osio (830-875), Osio subteriore, superiore (896), de loco Osio Superiore (1020, 1081), de vico Oxio Superiore (1025).
•• Dal NP lat. Ausius o *Osius (D. Olivieri).
Ausius, con Ausus, Ausios, è personale d’origine celt., da aus(i)- ‘orecchio’ (o ie. *aus- ‘oro’?).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 62; X. Delamarre (2012): 67-8.

Òsio Sotto
po.
BG
Dial. ö́s sóta.
In Osio Subteriore (ante 909), de Osio Subteriore (1038), de Oxo (1163).
• → Òsio Sopra.
C. Marcato (1990).

Òssimo
po.
BS
Dial. òsem, oppure osèm.
in vico Ausemo (1050).
• D. Olivieri ritiene che Ossimo derivi probabilmente dal NP lat. Auximus (W. Schulze).
Auximus forse è un antroponimo o un toponimo d’origine celtica: dal superlativo *ouxsimo-, *uxsimo- [< *ouxi-, *uxsi-, *uxso- ‘alto’ < *(o)upsi-, *(o)upso-], variante di uxamo-, ouxamo-, con possibile esito gall. -ou- > lat. -au- (grafia latina au da gallico ou) oppure con lo scambio au / ou riscontrabile in altre voci galliche. Cfr. Òsimo, AN.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2008): 329; P. Anreiter - U. Roider (2007): 116-7.

Ossona
po.
MI
da Osonna (1170), de Ossonna (1172), de Ossona (1186), el locho da Ossona (1346).
• «Di origine incerta». Secondo D. Olivieri, potrebbe dipendere da un NP lat. come *Aussa o dalla voce lat. dorsum > italiano dosso.
Si può ipotizzare invece una derivazione dal gall. oxso(n)-, oxsi- ‘bue’ (con eventuale suff. -onna); cfr. i NNP Oxetius, Oxia, Oxilla, Oxittus, Oxonius, Osson(us?).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 244.

Ossuccio
po.
CO
Dial. ušǜč.
Ausucio (XI sec.), comune de Usutio (1335).
•• Con tutta probabilità risale a un toponimo lat. *Ausucium, che si può desumere dall’etn. Ausuciates inciso su un’iscrizione latina trovata nel territorio di Ossuccio: Matronis et Geniis Ausuciatium. Si può dunque ipotizzare un più antico *Ausucion ‘proprietà di *Ausucos’ (o ‘di *Ausucios’), formato da un NP col verosimile significato di ‘dalle grandi orecchie’, da un tema *ausu- (ie. *aus- ‘orecchio’) + il suff. -co- — oppure da un NP composto da *aus- ‘orecchio’ + *uci-, *uce-, *uc- (‘aguzzo, appuntito’?), base all’origine del teonimo Ucuetis e del personale (e toponimo) Ucetia.
X. Delamarre ricostruisce invece un «toponimo personale» *Ausucon ‘proprietà di Ausucos’ e una «catena derivazionale»: «tema *ausu- → NP *Ausu-c-os → NL *Ausu-co-n → NE [etn.] Ausu-c-iat-es», basandosi anche su una forma Ausucum che ritiene documentata nell’Itinerarium Antonini, ma che in realtà in questo non compare, mentre vi è attestato Ausugo, Ausuco, abl.-loc. dell’antico nome di Borgo Valsugana: Ausugum.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1985): 100; P.-Y. Lambert (1994): 101; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 62; A. Falileyev (2007), s. v. Ausuciates; X. Delamarre (2012): 68.

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